Regia di Marco Risi vedi scheda film
Il progetto è didascalico e palese al limite del patetico, del fastidiosamente evidente: mettere in scena un capodanno (la fine di qualcosa, l'inizio di qualcos'altro; l'avvento di una nuova era, con quanto di catartico ne consegue) affrontato nei più disparati modi dalla varia umanità. Tratto da un racconto di Ammanniti (il che certo non depone a suo favore), L'ultimo capodanno appare decisamente limitato nella costruzione delle varie storielle: fra luoghi comuni, personaggi-sagome (il ladruncolo, la potenziale suicida, il riccone, il marito infedele: una superficialità sconcertante) e situazioni prevedibili (ovvio che l'avvocato che progetta la scappatella verrà fermato prima che possa concludere), il film non parte mai e neppure arriva ad una reale conclusione. Siamo tutti colpevoli? O forse semplicemente tutti ignobili, malvagi, o soltanto brutti? Blah. Il finale è una pruriginosa esibizione di macabro, sanguinolento, atroce.
Capodanno in un condominio romano: c'è il cenone 'snob' dove si sprecano aneddoti, motti di spirito e altre banalità; l'avvocato impegnato in un rapporto sadomaso (e che telefona alla moglie a casa spiegando di essere trattenuto fuori città per lavoro); i ladruncoli all'opera; la donna che tenta il suicidio poichè il marito le è stato rapito da dieci anni... Tragedia finale per tutti.
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