Regia di Marco Risi vedi scheda film
Il titolo ed un importante cast di attori italiani farebbero pensare ad una specie di cinepanettone di fine anno, invece il film è tratto da un racconto di Niccolò Ammaniti “L’ultimo capodanno dell’umanità” dal quale prende forma con un senso ed un significato che va oltre la facile risata.
L’ultimo dell’anno è un occasione ed un pretesto del regista per riunire o collocare in un condominio di un complesso residenziale di Roma, una serie di personaggi più o meno discutibili.
Il film di Risi ci mostra un palazzo popolato da personaggi di diversa estrazione sociale in un crescendo di situazioni assurde, surreali, demenziali, dove i protagonisti l’ultimo giorno dell’anno danno un concentrato del peggio dei loro difetti scatenando scenette che vanno dal grottesco al macabro.
Il film è del 1998, quando uscì nelle sale non ebbe successo, forse perché aveva osato troppo, ma a giusta ragione era ed è un film visionario. Risi ci ha dato, ci da uno spaccato della nostra società, quello che è dietro la porta di casa nostra, quello che notiamo ma che in fondo non vogliamo vedere, un pessimo quadro i cui soggetti sono persone troppo spesso superficiali, degne delle peggiori bassezze.
I personaggi del suo film è ovvio che sono una caricatura, un eccesso di un qualsiasi ultimo dell’anno, alcuni senza volare troppo di fantasia saltano fuori anche dalle cronache dei telegiornali, altri li possiamo ricordare da nostre esperienze.
All’epoca il film non è stato capito, non era un prodotto solo per far sorridere, ma per far riflettere, a me ricorda “America oggi” di Altman, nel quale si descrive le debolezze, i vizi della gente comune in una società smarrita ed apparentemente felice.
L’ultimo capodanno è un opera coraggiosa con molti attori ottimamente calati nella parte, tutti loro sono tessere piccole o grandi di un mosaico di buona fattura. Un buon ritmo ne rende piacevole la visione che culmina poi con un finale pseudo apocalittico da antologia, con il palazzo del condominio di Roma che crolla dopo un esplosione, esempio emblematico se pur in chiave ironica della caduta di una società instabile e di poco valore.
Una perla da riscoprire e da vedere non solo per sorridere.
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