Regia di Lyda Patitucci vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: COME PECORE IN MEZZO AI LUPI. Chissà se il successo cinematografico de L'ultima Notte D'amore abbia creato una sorta di apripista del genere Noir/Polar, di cui i francesi sono maestri indiscussi, ma con questo Come Pecore in mezzo ai lupi siamo decisamente percorrendo la strada giusta. Opera prima di Lyda Patitucci, regista di seconda unità di diverse scene d'azione dei prodotti Groenlandia, Come pecore in mezzo ai lupi è un poliziesco durissimo, sporco e cattivo che vede come protagonista una donna segnata dalla vita e dal lavoro. Una sorta di fragilissima Nikita Isabella Ragonese, già dura agente penitenziario in Il Re, è bravissima nell'interpretare Vera una poliziotta infiltrata dentro una banda di pericolosissimi serbi. Questa è gente che ha partecipato a genocidi, è gente che un minuto prima ti racconta di come hanno rapinato Kim Kardashian in albergo poi si interrompono gettano dal terzo piano una prostituta albanese e poi riprendono a parlare come se niente fosse. Vera è talmente segnata da questa doppia vita al punto di trasformarsi in una stalker violenta che tormenta il suo ex mentre fa sesso con la sua nuova compagna. Praticamente una potenziale femminicida da quanto si è mascolinizzata. Ma la chiave di volta del film che lo trasforma in un tesissimo thriller sui sensi di colpa familiari è l'ingresso di Bruno. Rapinatore sfigato e fragile che accetta di aiutare un compagno di cella nel compiere una super rapina col solo obiettivo di riprendersi la figlia da una madre tossica e con forti tendenze suicide che lascia la bambina ad aspettare il padre sotto un nubifragio senza ombrello. Ma Bruno è anche il fratello di Vera con cui non ha rapporti da anni, da quando è morta la madre. Sono entrambi cresciuti sotto l'autorità di un padre-padrone pastore di una chiesa evangelica (interpretato cinicamente da Tommaso Ragno, un caratterista per tutte le stagioni). E se vogliono non essere uccisi dai violentissimi slavi devono stare ben attenti a non farsi sfuggire il segreto. Lyda Patitucci dirige Come Pecore in mezzo ai lupi con un tono freddo e allo stesso tempo nervoso come la sua protagonista, lo stile si ispira e ricorda quello di Katherine Bigelow soprattutto nella rappresentazione della violenza che non risparmia niente e nessuno. Da vedere la scena del cane maltrattato che precipita della finestra per credere oppure per la concitata rapina al portavalori. La vera forza del film sta nel punto di vista adottato. La rapina e i cattivoni sono ai margini. Tutto il film si poggia sullo sguardo debole di chi è pronto al patibolo di Andrea Arcangeli (Bruno) e quello privo di speranze di Isabella Raganese che tende ad ottimizzare il suo passato doloroso per poter vivere Come Pecora in mezzl ai lupi slavi. Bellissima la scena della Bibbia recitata a memoria per il religiosissimo Dragan, il capo senza scrupoli. E nonostante qualche difettuccio da opera prima, Come pecore in mezzo ai lupi è un'opera prima stracoragiosa ad opera di una società di Produzione come la Groenlandia che ha un'occhio particolare per questa linea che mescola film di genere con mano ferma d'autore. Voto 7+
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