Regia di Lyda Patitucci vedi scheda film
Stefania (alias Vera, interpretata da una Isabella Ragonese in gran forma) è un'infiltrata della polizia che a Roma sta conducendo un'operazione rischiosissima per prendere con le mani nel sacco una banda di criminali slavi. Le cose si complicano maledettamente quando scopre che suo fratello Bruno (Arcangeli) - un vissuto difficile, una figlia piccola da crescere contrastando le follie della ex compagna (Ponsot) e un passato in galera - è in combutta con la banda.
Al suo esordio alla regia dopo essere stata la seconda unità di Matteo Rovere e sotto l'egida produttiva di Groenlandia (quasi una garanzia), Lyda Patitucci gioca la carta del cinema di genere con un film teso, durissimo, nel quale determinazione e sentimenti aprono una sfida continua nelle scelte della protagonista. Un gioco di chiaroscuri che si smarca dalle consuete logiche del poliziesco, ma che inciampa in qualche divagazione narrativa davvero poco comprensibile: il fervore religioso del padre (Ragno) di Stefania e Bruno suona come una didascalia volta a spiegare il malessere di Stefania ("sono felice solo quando lavoro") e il ruolo del cane che le invade casa sembra un'appendice collocata un po' a caso e che avrebbe meritato un altro sviluppo. Unici nei di un'opera prima che propone una regista degna di attenzione.
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