Regia di Alessandro Garilli vedi scheda film
Un'occasione sostanzialmente poco sfruttata per raccontare una delle pagine più buie della storia militare italiana nella Seconda Guerra Mondiale, quella campagna di Russia che qui è fin troppo evanescente e frammentata tra ricordi di vita vissuta e l'angosciante realtà di un fronte senza via di uscita
Seppur lodevole nell'intento di raccontare una delle pagine più buie della ritirata di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, il film è decisamente esile, quasi diafano nel rappresentare la lotta per la sopravvivenza di un gruppo di alpini nella gelida steppa. Con continui rimandi semi-onirici alla loro vita prima della guerra, che forse frammentano fin troppo la narrazione, il film sembra procedere come una barca alla deriva, senza una precisa direzione, ed anche il tentativo di raccontare le diversità di provenienza dei giovani combattenti diventa fin troppo calcato affastellando diversi dialetti ed accenti. Eppure da dire ci sarebbe stato tanto, viste anche le condizioni semi-dilettantistiche con cui le nostre truppe furono equipaggiate e spedite su un fronte che era già perso in partenza. Di Neri Marcorè c'è solo l'aroma, come in certi prodotti alimentari, visto che il suo "impegno" dura giusto un paio di minuti, e non certo memorabili.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta