Inizio del 1943. Sul fronte russo, la compagnia 604 è costretta ad affrontare l'inverno della steppa per evitare l’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge la notte, però, di tutta la compagnia sopravvivono solo sei alpini e un mulo. I superstiti avanzano nel silenzio, sotto una neve incessante, mentre la temperatura tocca i trenta sotto zero. L’esasperante cammino attraverso il deserto bianco fa perdere la concezione del tempo agli uomini, che si rifugiano in una dimensione onirica.
Un'occasione sostanzialmente poco sfruttata per raccontare una delle pagine più buie della storia militare italiana nella Seconda Guerra Mondiale, quella campagna di Russia che qui è fin troppo evanescente e frammentata tra ricordi di vita vissuta e l'angosciante realtà di un fronte senza via di uscita
Siamo alle solite. Soldati dimessi e allo sbando,secondo la tradizionale filmografia bellica italiota dall’80 in poi. Perché non mostrare il volto del disperato eroismo di tanti? Gli americani trasformano in leggende disastri come Custer. Noi non facciamo altro che piangerci addosso.
Voto 4
Seppur lodevole nell'intento di raccontare una delle pagine più buie della ritirata di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, il film è decisamente esile, quasi diafano nel rappresentare la lotta per la sopravvivenza di un gruppo di alpini nella gelida steppa. Con continui rimandi semi-onirici alla loro vita prima della guerra, che forse frammentano fin troppo la narrazione, il film… leggi tutto
Seppur lodevole nell'intento di raccontare una delle pagine più buie della ritirata di Russia nella Seconda Guerra Mondiale, il film è decisamente esile, quasi diafano nel rappresentare la lotta per la sopravvivenza di un gruppo di alpini nella gelida steppa. Con continui rimandi semi-onirici alla loro vita prima della guerra, che forse frammentano fin troppo la narrazione, il film…
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Un'occasione sostanzialmente poco sfruttata per raccontare una delle pagine più buie della storia militare italiana nella Seconda Guerra Mondiale, quella campagna di Russia che qui è fin troppo evanescente e frammentata tra ricordi di vita vissuta e l'angosciante realtà di un fronte senza via di uscita
leggi la recensione completa di galavernaSiamo alle solite. Soldati dimessi e allo sbando,secondo la tradizionale filmografia bellica italiota dall’80 in poi. Perché non mostrare il volto del disperato eroismo di tanti? Gli americani trasformano in leggende disastri come Custer. Noi non facciamo altro che piangerci addosso. Voto 4
commento di Decimo