Regia di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson vedi scheda film
Quando la Marvel e l'animazione non sono solo Disnei, cara gente...!
Di cose da dire ne sono tante, ad esempio che l’animazione può essere altro oltre a cazzatine melense e bambinesche, oppure che il genere cinecomic può essere altro oltre a tizi in calzamaglia che si menano a vicenda tra lucine e storie piatte, oppure ancora che la Sony riesce ad essere di alta qualità incredibile oltre che di merda pura.
E questo riesce a dimostrarlo SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE.
Dopo gli eventi del precedente film, Gwen Stacy cerca l’approvazione di suo padre nel farlo ricredere nella figura di Spider Woman, nonostante sia all’oscuro della sua doppia vita da supereroina. Miles Morales invece programma di entrare in un’università prestigiosa tra scuola e cazzotti ai criminali.
Superate un paio di minacce provenienti da altri universi e un incontro quasi fortuito con Gwen, Miles si ritroverà in eventi e luoghi molto più grandi di lui e talmente profondi da mettere a repentaglio il suo destino e l’intero Ragnoverso.
Stavolta il lato tecnico è più che ineccepibile, l’animazione è ancor più ricca e variegata, dai disegni in 3D più marcati ai 2D più dinamici e paesaggistici, gli acquarelli espressionisti e i tratti stile punk e completamente schizzati. Tutto questo tripudio di arte visiva trattata spesso nei fumetti che si lega alla perfezione con la narrazione rendendola incredibilmente comprensibile nonostante a volte gli eccessi iperdinamici.
La regia poi è lodevole, ci ho visto i montaggi alternati alla Coppola per creare tensione, ci ho visto i fondali animati alla Mad God di Phil Tippett, a momenti pure Terry Gilliam o David Lynch e molti altri. Le inquadrature e le prospettive regalano una fotografia magnifica e un bello spettacolo per gli occhi. Le scene d’azione sono ipercinetiche, ma parecchio fluide e chiarissime.
Ci si prendono delle pause per dar spazio ai personaggi, caratterizzandoli bene, con dei bei dialoghi che oltre ad essere d’impatto sono anche significativi.
La storia riesce ad avere due chiavi di lettura, in particolare quella adulta che è raffinata, intrecciata, attenta nei dialoghi e nei particolari di messinscena. Quella infantile e d’intrattenimento azzecca le battute e i tempi comici. Vecchi personaggi che ritornano e almeno un colpo di scena bello assestato.
Il concept non è affatto male, dato che parla di destini scelti, scritti o volutamente scritti, anche a costo di usare la forza per un bene superiore, ma non sempre giusto.
I camei e il fanservice ci sono in abbondanza, per tutti i gusti, provenienti da fumetti e film passati e molto più numerosi di No Way Home. Rispetto a quest’ultimo però arricchiscono una storia già potente di suo e non l’esatto opposto.
10 a 1 che troverete il vostro Uomo Ragno preferito, il mio l’ho già scelto: Spider-Punk e non transigo!
Macchia e Spider-Man 2099 a prima vista sono personaggi semplici, ma poi diventeranno sempre più criptici, devastanti e fuori controllo.
I difetti qua sono veramente pochi se non addirittura relativi. Se proprio bisogna essere cagacazzi ci sarebbe che a volte nei dialoghi più tranquilli, tipo tra Miles e i genitori oppure con Gwen, si perda il ritmo della narrazione per via della durata e in contrasto con l’andazzo veloce. Che a volte sembrano più chiari gli avvenimenti quando è tutto schizzato invece che nei momenti normali.
Oppure il fatto che non sia del tutto autoconclusivo, ma una parte 1.
Però ad avercene di film fatti così che rendono giustizia all’arte e ai cinecomic.
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