Regia di Babak Jalali vedi scheda film
Girato in un bianco e nero elegante e pervaso di un senso dell'umorismo che va affinandosi man mano che Donya (una emozionante Anaita Wali Zad) prende coscienza di essere lei stessa a dover definire il proprio ruolo nel mondo, Fremont è un film delicato e profondo che lavora sulla distanza tra emarginazione e integrazione.
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Dopo aver lavorato come traduttrice per le forze armate statunitensi in Afghanistan, Donya s'è trasferita da Kabul a Fremont, in California, presso un edificio abitato interamente da afgani, che la fa sentire ancora vicina alla sua gente e un po' meno sola di quanto di fatto non sia. La sua routine quotidiana inizia con lo spostamento nella vicina San Francisco, dove ha trovato impiego in una fabbrica cinese di biscotti della felicità e dove accoglie le confidenze e le fantasie della collega Joanna, e termina con cene solitarie presso il ristorante di un anziano compaesano che ha la tv sempre accesa su soap opera interminabili.
Il regista Babak Jalali, nato in Iran e cresciuto a Londra, si avvicina alla storia del personaggio principale del suo Fremont e ne osserva le abitudini con pudore e circospezione, partendo da dettagli minimi per cesellarne, poco alla volta, un ritratto a tutto tondo: il ritratto di una ragazza che non dorme la notte per via del senso di colpa che prova nei confronti della sua famiglia, rimasta in balia dei talebani mentre lei è riuscita a fuggire; il ritratto di una ragazza che si sente persa ed ha bisogno di ritrovarsi, di sentirsi libera di continuare a coltivare il sogno che l'ha fatta partire; il ritratto di una ragazza cui occorre comprendere che vivere tra i suoi compaesani va bene se da lì parte per aprirsi agli altri, per percepirsi non più come un'immigrata ma come una cittadina; il ritratto di una ragazza che, nella figura di uno psichiatra dal quale si reca per farsi prescrivere dei semplici sonniferi pensando che facciano miracoli, trova il professionista in grado di condurla a comprendere che la serenità va cercata dentro ed è lì, a portata di mano, nelle scelte che fatte in passato e in quelle presenti e future.
Girato in un bianco e nero elegante e pervaso di un senso dell'umorismo che va affinandosi man mano che Donya (una emozionante Anaita Wali Zad) prende coscienza di essere lei stessa a dover definire il proprio ruolo nel mondo, Fremont è un film delicato e profondo che lavora sulla distanza tra emarginazione e integrazione, e che mostra come l'essere umani sia potenzialmente l'elemento base sufficiente per far avvicinare individui di ogni sorta.
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