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9 Ways to Hell

Regia di Scott Alan Richards, Nick Dragon, Alejandra Díaz vedi scheda film

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La recensione su 9 Ways to Hell

di undying
2 stelle

Da un'idea interessante, un horror amatoriale lungo e tortuoso. Gli autori vorrebbero spaventare in modo ironico, facendo anche, evidentemente, politica, ma non riescono mai a centrare uno dei "tre" obiettivi. Forse è più riuscito quello "sinistramente" impegnato, che con il cinema e/o l'arte, senz'altro in questo caso, ha ben poco da spartire.

 

locandina

9 Ways to Hell (2022): locandina

 

Nove racconti, ispirati dai Cerchi dell'Inferno di Dante Alighieri. In "Limbo", un criminale in fuga si ritrova alla fine di una strada, scoprendo di essere intrappolato in un luogo buio e isolato. "Lussuria" racconta la storia di un triangolo amoroso, piuttosto contorto, tra una prostituta, un personaggio misterioso e un tossicodipendente. "Golosità" mostra come le sfrenate ambizioni di una ragazza possano trovare una drammatica fine, a tutto vantaggio di una cicciottella. In "Avidità", una giovane ragazza si rivela essere disposta a tutto, pur di ottenere ciò che desidera. Un poliziotto razzista, protagonista di "Ira", impara sulla propria pelle il vero significato della parola giustizia. La mania di bellezza di una giovane coppia influisce molto negativamente sulla loro figlia adolescente, in "Eresia". Un'assassina, presente in "Violenza", si trova a combattere in tutti i modi per difendere la madre. Al centro di "Frode" troviamo un'attrice che, dopo essere diventata famosa, non è più riconosciuta dalla sua famiglia. Infine, in "Tradimento", una donna è costretta ad affrontare le vere motivazioni che l'hanno condotta a vivere un'esistenza triste e deprimente.

 

"Nel mezzo del cammin di nostra vita 

mi ritrovai per una selva oscura 

ché la diritta via era smarrita."

(Didascalia iniziale)

 

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9 Ways to Hell: Lacey Rae (Alice, presente in ben 4 segmenti)

 

Inizia in maniera seria, questo 9 Ways to Hell: citando nientemeno che il primo canto dell'Inferno, dalla Divina Commedia di Dante Alighieri. D'altronde i protagonisti delle storie, sviluppate per incastro con intrecci trasversali tra un racconto e l'altro, sono destinati a finire in uno (dei nove) cerchi destinati ai peccatori. Come nel racconto del Sommo Poeta, i disgraziati vengono condotti per mano, durante il loro tragitto verso la destinazione punitiva, da vari personaggi (uno, guarda caso, si chiama Virgilio), tra i quali sono presenti non meglio definiti individui, con un tablet appiccicato al viso. Se lo spunto è senz'altro interessante, il risultato è quanto di peggio possa capitare, in visione, al fruitore del genere horror. Dall'imdb apprendiamo che il lungometraggio è stato realizzato dai membri dell'Hollywood Guerrilla Film Club. Chi sono costoro? Un gruppo di "cineasti" (?) fondato da Gabriel Hans Durst e Halle Capone. Se fate una veloce ricerca, scoprirete che hanno tutti in curriculum i più svariati ruoli cinematografici (attori, macchinisti, aiuto registi, tecnici del suono, del montaggio, degli effetti speciali): peccato che ci si riferisca, in tutto e per tutto, unicamente a precedenti cortometraggi "amatoriali". Sarebbe come che tu, lettore di Film TV, armato di una telecamera (o anche un macchina fotografica di ultima generazione) da domani decidesti di chiamare a raccolta i tuoi amici e conoscenti (magari qualcuno bravo al PC, che possa cioè occuparsi della CGI). Spartendovi i vari compiti, cosa ne potrebbe mai uscire? Uno spassoso insieme di scenette, tra il goliardico (tipo l'inguardabile "Lussuria", secondo e indifendibile episodio) e l'insopportabile, adatto per essere poi rivisto unicamente dalla ristretta nicchia degli sprovveduti partecipanti (con meriti di ben altro tipo, dunque, che non quelli derivati da pluripremiazioni). Ecco quindi agitarsi sullo schermo attori dell'ultima ora, al servizio di una sceneggiatura contorta, inutilmente intricata (un episodio, quello con Alice, occupa quattro porzioni di film e cioè il prologo, City of Woe, l'intermezzo e Betrayal), girata peraltro da cani rabbiosi.

 

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9 Ways to Hell: tre "teste di tablet"

 

Questo insieme di racconti noiosissimi, che mai fanno sorridere e ancor meno paura, sembrano essere usciti dalla penna di un fervente cattolico praticante, se non monaco di clausura: un buonismo senza fondo attraversa trasversalmente ogni segmento, con protagonista un cattivo prevedibile, ritratto infinite volte in infiniti horror, spesso, altrettanto brutti. È presente persino un diavolo tecnologico, dalle umane e mediocri fattezze, che stipula patti con i vari peccatori facendo loro siglare il contratto su un tablet (sic). Partendo dal I° cerchio, per poi scendere verso l'interno, troviamo così l'antipatico Troy, un ladro, assassino e stupratore; tre patetici maniaci sessuali (una prostituta, un angelo e un tossicodipendente); una ragazza che sfrutta il suo aspetto estetico per cercare un ricco amante; una donna (Olivia) che ha realizzato quel che credeva migliore, per raggiungere una posizione nella scala sociale, senza fare i conti con gli insuccessi e, soprattutto, con il suo alter ego; un poliziotto razzista che cerca sempre di creare le condizioni "ideali" per scaricare la sua pistola sui neri; una bambina resa folle dalle pratiche estetiche cui si sottopongono padre e madre. E via di questo, claudicante, passo. È quasi impossibile, in un horror antologico, non trovare almeno un buon momento di cinema: 9 Ways to Hell riesce, invece, a fallire sotto ogni punto di vista, senza soluzione di continuità, dal primo all'ultimo secondo.

 

"It is easy to go down into the Hell;

night and day, the gates of dark Death stand wide;

but to climb back again, to retrace one's steps to the upper air - there's the task.

 

È facile scendere all'Inferno;

notte e giorno, le porte dell'oscura Morte sono spalancate;

ma risalire di nuovo, tornare sui propri passi verso l'alto, questo è il compito."

(Didascalia finale: Virgilio, The Aeneid) 

 

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9 Ways to Hell: scena 

 

"Naturalmente è l'inferno, non il paradiso, che rende potenti i sacerdoti, perché – dopo migliaia di anni di cosiddetta civiltà – la paura rimane l'unico comune denominatore dell'umanità (...) L'essenza di tutta la moralità sacerdotale è la ricompensa, e senza un inferno di qualsivoglia specie, o un altro genere di ricompensa, essa diviene retorica, senza alcun significato."

(Henry Louis Mencken)

 

Trailer 

 

F.P. 13/12/2022 - Versione visionata in lingua inglese su Amazon Prime Video (durata: 104'38") / Data del rilascio internazionale (streaming): 17/10/2022

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