La recensione su Talk to Me

di alan smithee

6 stelle

AL CINEMA

In una cittadina australiana, nei nostri giorni, tra ragazzi post-adolescenti annoiati e tendenti a strafarsi di stupefacenti, quella che pare una goliardata macabra si trasforma in un vero e proprio incubo ai danni di coloro che decidono di partecipare ad un gioco che si prefigura come un tentativo di venire a contatto con gli spiriti vaganti di alcune persone morte.

lo strumento attraverso cui garantire il contatto, si rivela una mano incartapecorita che, una volta stretta alla propria e pronunciata una frase di rito, permette al volontario di varcare la soglia invisibile che porta diretta nel limbo delle anime errabonde dei morti in modo violento.

La giovane Mia, orfana di madre dopo che costei si è tolta la vita dopo aver appreso di essere affetta da un male incurabile, trascorre giornate e anche notti a casa della sua migliore amica, finendo per venire coinvolta in questo gioco-sfida con al centro il macabro reperto.

Il giochino riesce così bene che i ragazzi decidono di ripetere l'esperienza svariate volte, fino a far tentare il gioco anche al fratello minorenne dell'amica di Mia.

Ma i demoni richiamati, furbi e smaliziati, troveranno il modo di attrarre l'0attenzioen della vulnerabile Mia che si attarderà a parlare con lo spirito che si è impossessato del corpo dell'adolescente, finendo per compromettere il corpo e l'anima dello stesso, e lasciando aperta la misteriosa porta che lega il mondo dei vivi con quello dei morti.

Favorendo in tal modo l'accadere di conseguenze nefaste e devastanti, sotto molteplici punti di vista.

Talk to me, opera prima da registi e sceneggiatori di due youtuber australiani fratelli gemelli Danny e Michael Philippou, è divenuto l'horror dell'anno, in un periodo in cui il film di genere torna al centro dell'interesse del pubblico che ancora non ha perso il vizio di recarsi al cinema per guardare film.

Presentato nella sezione Berlinale Special al Festival di Berlino 2023, Talk to me ha poi ottenuto un grande successo non solo in Australia, ma anche in Europa.

Pur raccontando una vicenda che non affronta argomenti particolarmente originali od innovativi, il film dei due fratelli australiani, che già dall'incipit comunica una certa tensione di sottofondo, riesce a rivelarsi costruito in modo da riuscire a colpire l'attenzione dello spettatore, riuscendo a farlo trasalire in diverse occasioni.

Una tra tutte, quella delle possessioni (che pare non finiscano mai), che fanno seguito alla stretta della macabra mano, e alla dichiarazione di intenti che colui che la stringe pronuncia, dando la possibilità allo spirito di entrare in contatto con il corpo umano, facendogli provare sensazioni insieme devastanti, paurose, ma anche irripetibili ed emozionanti.

I due registi in quel momento focalizzano la loro ripresa sul volto della vittima votatasi all'esperienza soprannaturale, che, una volta garantito l'ingresso dello spirito, si trasforma in un volto tumefatto e digrignante che riesce a rivelarsi piuttosto spiazzante per lo spettatore.

Talk to me, non senza una ben celata furbizia, riesce a risultare accattivante e sufficientemente spaventoso per creare un certo coinvolgimento di massa, che peraltro ne spiega il gran successo nelle sale ove il film ha finito per essere distribuito.

L'ossessione per i primi piani, insistente ma anche riuscita, pare una deriva dello stile ormai contagioso ed accattivante del cinema di Jordan Peele (Scappa-Get Out - 2017, Noi - 2019, Nope - 2022), che ormai, da autore navigato nel genere, ha avuto tutto il tempo e l'esperienza per fare scuola.

In un cast tutto o quasi composto da volti nuovi e giovani, spicca la nota ed apprezzata attrice australiana Miranda Otto nel ruolo della integerrima madre del povero adolescente devastato fisicamente e psicologicamente dalal traumatica esperienza extrasensoriale.

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