Regia di Danny Philippou, Michael Philippou vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: TALK TO ME
Talk to me è il nuovo fenomeno del momento e ho deciso di vederlo con l’intento di scoprire cosa ha così di speciale questo horror australiano firmato dai fratelli youtubber Philippou di cui tutti parlano fin da quando è stato presentato al Festival di Berlino di quest’anno.
E l’ho visto con lo stesso approccio con cui i ragazzi protagonisti del film entrano nel meccanismo quasi contorto della trama.
Pur mantenendo tutti i principi cardine di un teen horror che deve tenere “Incatenati” i ragazzi alla poltrona nonostante i numerosi Jump Scare, Talk to me è un qualcosa di molto più profondo che nasconde nel corso della storia molti messaggi che fotografano la nostra società.
L’Australia raccontata dai Philippou è fatta di giovani che per sballarsi non hanno più bisogno né di bere né di fumare. La nuova droga, il nuovo sballo, la nuova dipendenza è rappresentata da una mano imbalsamata che ti porta dentro il mondo dei morti, di farti possedere per 90 secondi dai propri demoni e farti riprendere da decine di cellulari per propagare nelle chat come fossero dei revenge porn.
I ragazzi di Talk to me hanno un rapporto ostico con l’universo adulto. I fratelli maggiori si sostituiscono ai genitori cercando di proteggere le fragilità dei minori, non riuscendoci per evidente inesperienza.
C’è la non accettazione del dolore per una madre morta portando nella tomba tante domande, c’è il rifiuto verso il genitore rimasto, c’è la ricerca della famiglia dentro un altro nucleo familiare però gestito da una donna senza marito con regole bigotte al confine con l’antiproibizionismo.
E così questi ragazzi che considerano il fumo l’anticamera del cancro e l’alcol il nemico delle feste, per dare un senso alle loro serate si sballa con le possessioni demoniache che trasformano il tuo corpo e la tua mente in maniera netta e perentoria. Soprattutto se sei molto debole.
E così la protagonista Mia, il giorno del secondo anniversario della morte suicida della mamma senza un perché, decide di essere la prima a giocare a questo gioco che diventa una sorta di viaggio all’inferno senza ritorno alla ricerca di risposte che non avrà mai o non vuole assolutamente accettare.
E così il giovanissimo Riley, il fratellino che ti devi portare dietro altrimenti lo dice alla mamma, decide di provare solamente per 50 secondi la “droga” con la logica del “Per una volta che male potrà fare” e invece proverà a proprie spese tutto il dolore possibile martorizzando un corpo come peggio non può.
Talk to me è un film sulle dipendenze e sulla tossicità della nostra società.
Una tossicità fatta di tre step semplici, un po' quando provi la prima volta: 1) La Novità da provare, 2)La stretta di mano di chi ti fa entrare nel nuovo mondo e 3)La tua autorizzazione ad entrare dentro di te.
I Philippou sono molto bravi a farci vivere questa discesa agli inferi anche se alcuni elementi sono lasciati un po’ ai margini forse di un eventuale sequel o prequel (tipo la storia della prima vittima che apre il film e primo proprietario della mano), ma tutto sommato sono molto contento di averli incontrati e di essermi fatto possedere dalla loro idea di cinema.
Anche a costo di passare dall’altro lato della mano.
Voto 7
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