La recensione su Il morso del coniglio

I conigli son forse stati la peggior calamità (a parte quella caucasica) che l’ecosistema australiano abbia mai dovuto e deve tutt’ora affrontare, arginata in parte solo grazie alla mixomatosi e ad altre...

- - - RICORDATE ALLA REGISTA CHE OGNI TANTO DEVE INFILARCI L'INQUADRATURA DI UN CONIGLIO CHE FA COSE DA CONIGLIO, TIPO STARE FERMO LÌ A FISSARTI MASTICANDO PER POI ANDARSENE - - -

...malattie a vettore virale.

Poi arrivarono Daina Reid, regista (“the Handmaid’s Tale”, “the Outsider”, “Shining Girls”: e difatti lo sguardo/occhio c'è, ma solo quello, ché il ritmo narrativo latita - non essendo sostituito d'alcunché di valido e concreto - nella maniera più assoluta), Hannah Kent, sceneggiatrice (e scrittrice: “Burial Rites”, “the Good People”, “Devotion”), Sarah Shaw & Anna McLeish, pro...

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...duttrici, e Sarah Snook, protagonista (già squilibrata - ma con scusante, data la Fine di Mondo - in “These Final Hours”, e poi “Succession” e “Pieces of a Woman”) e co-produttrice esecutiva, contro le quali, a tutt’oggi, pare non esist’alcuna cura.

Perché, spoiler: sì, “Run Rabbit Run” fa veramente così schifo come dicono “i più”, gli stessi che, giustamente, hanno tirato in ballo, tra gli altri (e per amor di convivenza civile tacerò sugli accostamenti, pur’anche soltanto tematici, col “Repulsion” di Polanski e Brach e il "Birth" di Glazer, Carrière e Addica -, mentre per quanto concerne altri riferimenti, ad esempio...

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...quello verso l’altrettanto australe “Relic” di Natalie Erika James con Emily Mortimer nient’e nulla posso dire, essendomi sin qui sconosciuto*) “Babadook”: ma questo film quasi pone per confronto quello di Jennifer Kent a livelli hitchcockiani.

*Altro suo parente prossimo può essere considerato “Monstrous” di Chris Sivertson e Carol Chrest con Christina Ricci: e anche in questo caso il confronto è impietoso verso la seconda opera prettamente “cinematografica” di Daina Reid.

Però ogni cinefilo che si rispetti dovrebbe assistervi almeno una volta, con rigore scientifico, per comprendere (al) meglio sino a che punto (ci) si possa spingere (con) il p(i)attume suppurante percolato...

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...di banalità spremute, e il guaio ulteriore è ch’è totalmente lecito non aspettarsi manco la consapevolezza del René Ferretti di “Mamma mia la monnezza c’ho fatto!”

Fotografia di Bonnie Elliott, montaggio di Nick Meyers, musiche di Mark Bradshaw & Marcus Whale e carino il sottofinale “riconciliatorio” tramite l’ammissoria/confessoria constatazione in camera caritatis del “I’m a monster”. Peccato poi che arrivi il finale vero e proprio, sgangherato come tutto quanto il resto.

Si salva da tutto ciò, almeno in parte, l’interpretazione (completano il cast Greta Scacchi, Damon Herriman e Trevor Jamieson) della piccola Lily LaTorre, che inoltre sembra e pare la più sveglia del mazzo in quanto per metà del tempo...

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 ...vaga per il film indossando una maschera con l’intento di ripararsi dalla vergogna.

“Mamma mia la monnezza c’ho fatto!”

* * ¼ - 4.5