Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
La vita ritirata eschiva di un anziano collezionista privato americano, trasferitosi a Roma nella nobile dimora materna ove conserva gelosamente pezzi d'arte accumulati con scrupolo e gran dispendio di mezzi, viene letteralmente sconvolta dall'irruzione di una avvenente baronessa quarantenne, con al seguito i due figli e l'amante: costei intenderebbe prendere in affitto l'alloggio che il professore tiene sfitto al piano superiore, ma questi non intende cedere alle richieste della donna, che intende invece farvi risiedere il suo amante e procurarsi un pied-à-terre per sé ed i propri irruenti figli.
Alla fine il professore si trova, suo, malgrado, costretto a cedere alle pressanti richieste, facendosi in qualche modo fagocitare da quella stramba e amorale famiglia nobiliare, decaduta più nella forma che nella sostanza, e fino a che un drammatico epilogo, non farà che favorire il ritorno di una quiete che anziché rassicurante, diviene per il professore, un concreto segno annunciatore di una morte ormai assai imminente.
Impegnato nel suo penultimo lavoro, Luchino Visconti conferma la sua attrazione verso un ceto nobiliare e borghese che tentano di comunicare, di venire a patti, ma inutilmente, attratti ed incuriositi quanto ostacolati sempre da circostante inconciliabili. Come sempre e sempre quando è troppo tardi, la fine inesorabile sopraggiunge a regolare conti che in vita i protagonisti non hanno nemmeno il tempo e la capacità di percepire, se non quando i giochi sono ormai fatti.
Splendida ambientazione patrizia, decadente quanto basta per risultare ancora più affascinante ed evocativa di un senso di fine che diviene sempre più palpabile, Gruppo di famiglia in un interno può avvalersi di un cast esemplare, in cui il trio di divi Lancaster/Berger/Mangano, appaiono perfetti ognuno nel proprio ruolo perfettamente sfaccettato e assai simbolico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta