Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Il penultimo film di Luchino Visconti ci permette finalmente, dopo anni di sguardi rivolti al passato, di assaporare una messa in scena contemporanea. Dopo il cinema-arte della “trilogia tedesca” e dopo un grave ictus, il Conte Rosso torna ad analizzare i rapporti di forza tra generazioni all’interno di uno stesso palazzo, di un interno. E così in questi due appartamenti (quello del professore più vicino agli interni de “Il gattopardo”, quello dei giovani simile agli interni delle gallerie d’arte contemporanea degli anni ’70) si intrecciano e si consumano amicizie più profonde di quelle che potrebbero sembrare, rimpianti, rancori, desideri sessuali in bilico tra libertà e pudicizia (basti pensare alla dolcissima quindicenne di porcellana, Claudia Marsani, che accenna a baciare il burbero Lancaster).
È stato notato da molti che il personaggio di Lancaster e la sua filiazione con Berger è da leggersi come vezzo autobiografico del regista.
Come al solito, quando parliamo di Visconti, impianto formale impeccabile, ritmi dilatati, e dialoghi che mettono in luce la distanza siderale tra i giovani degli anni ’70 ed un uomo di 70 anni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta