Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Penultimo film di Visconti, è un'opera della maturità che viene ad acquisire i connotati di un testamento spirituale (certamente in misura maggiore rispetto al successivo L'innocente), e dunque di grande valore per l'autore stesso. A mio parere, però, oltre a risultare poco stimolante dal punto di vista cinematografico (un pò troppo vicino ad una forma di kammerspiel in cui l'azione è scarsa e predominano i dialoghi, anche se resta l'indubbia bravura nella composizione delle immagini), non manca di qualche sfocatura anche a livello tematico, con una polemica contro la volgarità dell'epoca nei primi anni'70 che sfocia nel programmatico, fin troppo sottolineata dall'uso del turpiloquio nei dialoghi di Berger, Mangano e degli altri giovani membri della famiglia "acquisita" dell'anziano professore. Certamente uno degli esiti minori nella filmografia del grande maestro, ma comunque un film che conserva una sua ragione d'essere, una ricognizione sulla solitudine, la morte imminente, l'impossibilità di cambiare un passato che torna ad ossessionarci in cui si avvertono continuamente spasimi autobiografici e in cui, a tratti, non manca di mettersi in mostra la consueta perizia registica dell'autore, la sua invidiabile bravura nel dirigere gli attori, la sua capacità di conferire un senso preciso ad una scena a partire da un particolare in apparenza insignificante. Il personaggio meglio riuscito è certamente quello del professore americano, a cui Lancaster conferisce un'efficace sobrietà con una recitazione spoglia e trattenuta; nel personaggio di Konrad si avverte un tormento autodistruttivo che Visconti conosceva certamente da vicino, mentre mi sono sembrati un pò sopra le righe sia la marchesa Brumonti e i due giovani Lietta e Stefano (quando quest'ultimo insulta e aggredisce Konrad con frasi tipo "ma lo sentite, sputa nel piatto dove mangia", si scade un pò troppo nel plateale e forse anche nel ridicolo). Inoltre, i giovani interpreti Claudia Marsani e Stefano Patrizi non mi sembrano niente di speciale (e infatti si sono perse le loro tracce di attori), mentre Berger e la Mangano, pur caricando alle volte un pò troppo i toni, restano interpreti di classe capaci di conferire efficaci sfumature ai rispettivi personaggi. La confezione di lusso aiuta a riequilibrare le sorti del film, con apporti tecnici di prim'ordine nella fotografia, nella scenografia e nelle musiche. Da vedere comunque, sia per una conoscenza completa dell'opera di Visconti, sia per i suoi contenuti specifici, in parte datati ma non certo privi di coerenza testuale.
voto 7/10
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