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Mickey 17

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su Mickey 17

di YellowBastard
6 stelle

Sei anni fa, con Parasite, Bong Joon-hoa ha riscritto la storia del cinema vincendo per la prima volta l’Oscar per il Miglior film con una pellicola non in lingua inglese e il suo ritorno in sala non poteva che portarsi dietro tantissima attenzione da parte di pubblico e (soprattutto?) critica.

 

Mickey 17 - Wikipedia

 

Girato nel 2022 e arrivato in sala soltantoo nel 2025 a causa di continui rinvii (anche di natura "sospetta"), Mickey 17 è scritto e diretto dal cineasta coreano a partire dal romanzo Mickey 7 di Edward Ashton (2022) ed è un ritorno a quella fantascienza distopica che gli ha già portato fortuna, nel 2013, con Snowpiercer, condividendone anche parte dell'estetica, delle architetture e dell'iconografia sci-fi d’antan, e ritrovando, anche in questa occasione, praticamente tutti gli ingredienti tipici del suo cinema: l’anti-capitalismo e la lotta di classe, con i ricchi, potenti e spietati, che sfruttano i sogni della povera gente, il cinema di genere e un mondo distopico, e poi ci sono i mostri, umani e non, e un registro tematico a metà tra il grottesco e il satirico, simile (ma anche diverso) a quello di Snowpiercer e al film che gli valse sia la Palma d’oro a Cannes che l’Oscar in America.

La cattiva notizia però è che rispetto a quelle pellicole siamo più dalle parti di Okja.

 

Mickey 17 di Bong Joon-ho arriva al cinema ed è una straordinaria satira  spaziale | Wired Italia

 

Il regista sudcoreano prosegue comunque nella sua poetica fortemente politicizzata raccontando l'ennesimo conflitto sociale tuttavia, rispetto al più realistico Parasite, qui la premessa di fantascienza dispotica gli permette di eccellere nel’iperbole e, di nuovo, nell grottesco confezionando una parabola di denuncia sull’indifferenza umana verso i suoi stessi simili o alla crisi climatica, ma anche la deriva incontrollata del neocapitalismo o la polarizazione estremizzata dei mass media solevando al contempo diverse speculazioni filosofiche (transumanesimo?) legate al concetto stesso di esistenza ma che la pellicola si limita soltanto a sfiorare, onde non appesantire un racconto in realtà non poi davvero così interessato ad addentrarvisi troppo.

 

Sono infatti molti gli spunti promessi dalla pellicola ma nessuno di essi concede allo spettatore una qualche lettura abbastanza approfondita, spegnendosi lentamente mentre la critica sociale risulta addirittura didascalica in certi momenti, restando in superficie o venendo delegate a una struttura altalenante o banale.

Tematiche che si aggiungono al discorso della soggettività individuale che “determina” (negandola?) la realtà o a quella dei media intesa come falsificabile, soprattutto nella seconda parte insistendo molto su una narrazione sulla colonizzazione di Nilfheim, in favore dei potenti di turno, molto diversa dalla realtà.

 

Le stesse “diverse” identità di Mickey riflettono, in parte, gli avatar digitali che creiamo al’interno dei social network e su diverse piatatforme (o, perchè no, anche nella stessa), di cui possediamo diversi account grazie ai quali possiamo cercare di creare diverse varianti di noi stessi, adattandole alle caratteristiche del network, permettendoci di essere persone differenti rispetto a chi ci guarda.

 

Mickey 17" de Bong Joon-ho : l'avis des critiques et utilisateurs de  Letterboxd !

 

La scelta di buttarla spesso in burla è poi consequenziale anche al casting degli attori.

Il protagonista Robert Pattinson, per certi versi, sembra la versione live action del protagonista di Futurama (ma è la stessa pellicola a sembrare un episodio “esteso” del cartone animato del papà de I Simpson) per quanto l’attore affermi di essersi invece ispirato al Jim Carrey di Scemo & più scemo.

Nei panni dei cattivi troviamo invece Mark Ruffalo che ripropone, in parte, il suo personagio in Povere creature! mentre, dall’altra, ripropone le espressioni facciali e le pose, specie nella parte finale, di Benito Mussolini (Oppure di Marinelli che imita Mussolini. O, forse, è Mussolini che imita Marinelli?) mentre Tony Collette sembra fare il verso alla Meryl Streep di Don't Look Up, altro film che ha diverse cose in comune con Mickey 17 (sia nel bene che nel male).  

Tra gli altri interpreti abiamo la conturbante Naomi Ackie (Star Wars - l’ascesa di Skywalker), Steven YeunAngus ImrieAnamaria VartolomeiHolliday GraingerSteve ParkPatsy Ferran.

 

Rimane comunque un buon film di genere, una fantascienza atipico e originale che sembra uscito, tematicamente e stilisticamente, negli anni’90, uno strano ibrido, quindi, quasi atemporale, ma data una certa superficialità nella struttura viene da chiedersi se Bong non abbia una considerazione talmente bassa di Hollywood, e degli americani, da aver voluto essere volutamente così trasandato.

Dopotutto anche Okja, precedente incursione hollywoodiana del regista coreano, soffriva bene o male di difetti piuttosto simili.

Ma poi si ricorda di Snowpiercer, della sua energia visiva, della potenza estetica e dell’incredibile uso degli ambienti o della sua carica sovversiva e che quindi, non è tanto una questione di approccio ma piuttosto di come non sempre le ciambelle riescono col buco.

 

Bong Joon Ho Loves His Weird, Freaky Leaders — and Mark Ruffalo's in  'Mickey 17' Just Became One of His Best

 

VOTO: 6

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