Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Satire, maschere e identità sociali del mondo di oggi. Tra 25 anni, ma poco cambia...
MICKEY 17.
Bong Joon-ho non ha bisogno di presentazioni. Bastano come biglietto da visita i suoi Memorie di un assassino, Madre, Snowpiercer e Parasite. Anche gli altri meritano non poco. E con il suo ultimo film si dimostra un’altra volta capace di creare un’opera sì fatta con attori britannici (anche se Ruffalo è USA e Collette è australiana), sì con soldi e mezzi americani, ma per il resto è un film coreano al 100%.
In un futuro distopico Mickey e il suo socio, schiacciati dai debiti con un mafioso usuraio, decidono di lasciare la Terra (ormai devastata da cataclismi ambientali e crisi sociali) e di far parte di un programma spaziale di colonizzazione sul pianeta Niflheim, presieduto dal tirannico ed esaltato Kenneth Marshall. Mickey diventa suo malgrado un sacrificabile e avrà il compito di finire in situazioni estreme soprattutto come cavia da laboratorio e di viaggi di sola andata e dunque di morire per poi essere clonato con tutti i suoi ricordi precedenti tramite stampante 3D e un nucleo di memoria. Tutto questo per la “bellezza” di diciassette volte. La svolta arriva quando Mickey 17 viene dato per morto, ma lui sopravvive inaspettatamente, ritorna in branda nella nave madre e si imbatte faccia a faccia con il n.18. Da lì in poi le cose divamperanno in situazioni grottesche, rivelatorie e rivoluzionarie. Il tutto con l’aggiunta di mostroni molto particolari e cazzoni al potere.
Mickey 17 (2025): Robert Pattinson
Mickey 17 è la summa di tutto il cinema di Joon-ho, dalle scenografie di Snowpiercer alle creature di The Host e Okja e dalle tematiche socio-politiche di Parasite e Memorie di un assassino. Senza contare dei tocchi di ironia e humour nero dove stavolta sono molto più a denti stretti del solito e con delle satire veramente azzeccate. La regia è impeccabile con la solita fluidità tipica coreana (come quasi tutto il cinema orientale), unita da un montaggio bello ritmato, una fotografia e delle musiche soavi. Effetti speciali molto ben fatti con una cgi praticamente invisibile tra sfondi e creature aliene. Interpretazioni dei nostri veramente lodevoli. Un Robert Pattinson in un bel doppio ruolo dove alterna bene il bravo ragazzo ingenuo e il tenebroso cinico, un Mark Ruffalo sì sopra le righe, ma perfetto per il suo personaggio, una Toni Collette da perfetta spalla autonoma per Mark e dei buoni Naomi Ackie e Steven Yeun.
Mickey 17 (2025): Toni Collette, Mark Ruffalo
Tra storia, personaggi e argomenti, direi che il film ne è bello pieno. Vengono ridicolizzati i potenti come dei dittatori capitalisti come Marshall, tanto belli, magnanimi e solenni davanti al popolo quanto cazzoni, piccoli e disumani nel privato. Stavolta spalleggiato dalla moglie che ne veicola gli intenti e le parole. Non a caso è l’immagine di tanti capi stato dittatoriali e che (magari fortuitamente) riconducibili a Trump e Musk. Viene ridicolizzato il sistema che vuole l’individuo come carne da macello e quasi del tutto incurante del pensiero e della sua vita, vedendo il ruolo di Mickey 17. Al contempo però viene anche proposto come attuare una rivoluzione con Mickey 18 come metafora dell’insurrezione dopo svariate soppressioni e dunque il voler imporsi in quanto memore di tali atrocità. Curioso poi il ruolo dei Tardigradi del pianeta Niflheim che, rispetto agli umani, viene ribaltato nella prospettiva di “esseri alieni” ed “esseri civili” e di vita intelligente. Per non parlare poi della collettività combaciata con l’individualismo nei loro valori guardando le due specie e come le vivono. Inutile dire che il tutto è contornato da momenti riflessivi seri e ironici ben equilibrati con sprazzi di sangue e violenza qua e là trattati elegantemente e un pizzico di erotismo.
Mickey 17 (2025): Robert Pattinson
Insomma un’opera sicuramente ben riuscita, sicuramente non perfetta dove non tutte le tematiche sono trattate nella stessa misura, ma che certamente portano in auge quelle due o tre importanti e più amate dal regista, ossia una forma di pace per tutti e nel rispetto per tutti, persino per i nemici in un certo senso.
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