Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Nel 1996 Harold Ramis quadruplicava Micheal Keaton in Multiplicity. Nel 1997 Paul Verhoeven faceva la sua fantascienza satirica sulle ossessioni militariste degli USA con Starship Troopers, e non era il primo. Nel 2011 Duncan Jones costringeva Jake Gyllenhaal a ripetere un suo intervento su un treno per sventare un attentato infinite volte in loop in Source Code, e non era il primo a usare la ripetizione temporale - Ramis già citato su torna ancora, ovviamente con Groundhog Day. E dopo il 2011 ce ne sarebbero ancora altri. Nel 2025 invece arriva Bong Joon-ho, col suo terzo film tutto statunitense, e Robert Pattinson nella parte dei vari Mickey “riciclabili” sfruttati da una multinazionale disonesta per missioni impossibili e come cavia per innumerevoli esperimenti. Quando Bong, ispirandosi al romanzo Mickey 7 di Edward Ashton del 2022, esaurisce il materiale grottesco per la commedia degli equivoci ramisiana dentro l’astronave protagonista che esplora un misterioso pianeta ghiacciato, ripiega allora sul consueto action anti-militarista e, come da insegnamento di Okja, animalista. Action in cui il regista sudcoreano cerca di annodare con una certa approssimazione quanto seminato in precedenza perdendo per strada quasi tutto, dallo Steven Yeun amico traditore ai giochetti di gelosia nel triangolo Pattinson-Ackie-Vartolomei.
È questo che stona guardando lo sforzo del premio Oscar Bong, quando si affrontano le due ore e più della sua commedia fantascientifica dal cinismo accomodante e dall’umorismo risaputo: la mancanza di struttura, di gioia di mettere in scena, di energia nel cercare di divertirsi e divertire uno spettatore che può al massimo sperare nella comfort zone. L’intrattenimento rimane ma è un premio di consolazione, perché le cose serie che Bong ha da dirci ce le ha già dette e le sanno già tutti, e quei modi di divertirci già li conosciamo e ne esistono molti altri più soddisfacenti, magari anche più sul pezzo di un soggetto che pare uscito dagli Anni Novanta. Un blando spreco - Toni Collette offre qualche gioia, Mark Ruffalo ormai è condannato a parti da barzelletta - da consumare come junk food spensierato e inoffensivo. Che del presente, se non fosse già chiaro, non ha nulla da dire, se non forse qualcosa sulla riciclabilità dell'identità nell'era di Internet. Ma bisognerebbe essere generosi con un film che non lo è con noi.
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