Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film
Quasi capolavoro, forse del trash, forse no. Ma dio esiste? La maggior parte della gente vi crede. Quindi, questo film può essere tranquillamente un masterpiece.
Qui sganciato da vincoli editoriali, mi defenestrerò, cioè mi caccerò giù dalla finestra, no, mi fionderò e lancerò in una spericolata recensione colorita e colorata come la pelle d’ebano di Denzel Washington, uno che non abbisogna di pittarsi di “noir” il viso ma di black n’è connaturato in maniera pura, ah ah, in forma totalmente en nature, eh eh.
Ebbene, senza tregua, ovvero il suo sottotitolo, più che altro senza pietà, chissà, recensisco ivi lapidariamente tale episodio conclusivo e, sotto ogni punto di vista, mortuario. A mio avviso, sottovalutato in modo non plus ultra. Poiché noi italiani siam avvinazzati, no, lasciando stare i prosecchi, siamo avvezzi a ironizzare troppo di fronte, paradossalmente, a film hollywoodiani ambientati in terra italiota, no, italica con tanto di trattorie rustiche, viuzze antiquate e scalcinate con l’aggiunta di vinelli stagionati e prelibati d’ottima annata. Vedasi Ferrari? No, il film di Michael Mann è indubbiamente su di giri come un ubriaco fradicio, suvvia, non siamo affatto, stavolta sì, avvinazzati, nell’asserire fermamente che è alquanto insalvabile, se non fosse per la sua ultima mezz’ora finale in cui, grazie a un incidente stradale, no, testacoda micidiale a livello cinematografico, rinnalza l’epica carente per quasi tutta la sua durata impresentabile e barcollante. Mann, dopo tanti capolavori, in quel di Modena deve aver bevuto troppi Pignoletti, girando un film, peraltro, poco allegro ma molto tetro, più cupo d’una comare secca di Alberobello, cari trulli, no, miei citrulli.
Orsù, mie prodi e porci, miei orsi e uomini (l)ombrosi(ani), dopo un incipit in cui l’uomo nero invincibile (Denzel Washington) Robert McCall, per l’appunto, par (non ci è dato con certezza sapere) esser entrato di soppiatto in un vigneto siciliano, trucidando chiunque ma aspettando il signorotto mafioso poiché fermato, chissà perché, dai suoi scagnozzi che poi ammazzerà assieme al sudato e suddetto lor capo dei capi (quest’ultimo, ovviamente, non Totò Riina, poi steso e massacrato ma i coglioni ai suoi servizi, il nostro Robert, non poteva “servirli” e ucciderli prima?), dopo botte da orbi e una sparatoria allucinante, assistiamo alla ripresa panoramica di un ferry-boat chesembra un piroscafo arrugginito, anzi, la nave, neanche troppo male, a dir la verità, del King Jong di Peter Jackson. Al che, il gorillone McCall sta morendo dissanguato vicino all’Isola del Teschio, no, rasato come un teschio ambulante, in quel dell’Aspromonte, no, nei cipressi del cimitero alle porte, no, nei pressi della veramente esistente, presente sulle mappe geografiche, Altomonte, in provincia di Salerno. Ove viene assistito e curato, disinfettato dalle ferite letali e quasi mortali, riabilitato dal buono e caro, bonario medico campano Enzo Decaro, ah no, Decaro è un attore, forse... dicevo, Robert è medicato da Enzo Ferrari/Adam Driver, no, da quello attempato di Le Mans ‘66 - La grande sfida, alias Remo Girone nei panni, qui però, di Enzo Arisio. Uomo che non è invecchiato bene, a livello fisico, a differenza del vino migliore, forse è, comunque sia, un brav’uomo ma segretamente bavoso e fan del culo su Instagram di Arisa e prepara buone sogliole. Macché, eh eh. Comunque sia, alla soglia di ottant’anni suonati e in sovrappeso in modo metaforicamente “obeso”, eh eh, non è del tutto in pensione ma, per l’appunto, malgrado il notevole pancione, ancora lavora e tratta Robert come se fosse il suo figliol prodigo, adorato e “piacione”. Cosicché, memore di Mario Merola, eh già, I figli... so’ pezzi ‘e core, pare non fregargliene nulla... se Robert può esser o meno un figlio di puttena della madonna e della malora, per dirla in pugliese. Lo ospita a casa sua e gli dà mangiare a ogni ora, inoltre Robert, il quale presto s’italianizza in Roberto, potrebbe essere un ladro, uno di quegli extracomunitari odiati a morte da Salvini & company senza permesso di soggiorno ma, non solo nel solaio, no, soggiorno di Enzo, bensì dappertutto nella sua abitazione e spaziosa, graziosa dimora, per innumerevoli notti e dì magna a sbafo e caga, piscia e dorme con tanto di letto a due piazze su arredamento da paesino del sud in cui gli uomini e le donne non si rinnovano mai con l’Ikea. Forse, meglio così. Il film è mancante di idee? No, le idee son sovrabbondanti come la panza prominente delle classiche donne del mezzogiorno, chiatte, di una certa età abbondante. Scusate se v’appaio ripetitivamente ridondante.
Donne le quali, è risaputo e non è un banale luogo comune, dopo aver figliato, si lasciano andare, tanto non se le scopa più neanche il marito. Dunque non hanno bisogno di abbellirsi. Sono pezzi d’antiquariato come un quadro fac-simile di Botero, oh oh.
Il marito di codeste, peraltro, è probabilmente per di più morto da tempo immemorabile, abbandonandole nei “vicoli ciechi” dell’assistenza sociale e del perpetuo, economico precariato sempre in pericolo di crollo come le loro case diroccate in zona prossima allo sfratto e abitate da molti ratti. Sono donne dai grandi valori, loro tengono duro, eccome, tanto di cappella, no, cappello indossato ivi da McCall, servito e riverito dai più costosi negozi d’abbigliamento della zona, non sono mica donnacce in cerca di sol((d)i e minchie tante come le baldracche super-ingioiellate. Costoro, di contraltare e riveliamone gli altarini da chiesa di Altomonte, son semi strafighe, giammai sfigate, perennemente griffate, molto rifatte e palestrate che impazzano sui social più in vista per rendere strabici gli uomini, facendoli... impazzire, donne non uguali, diciamo, alla Vergine del Carmine che si svendono in maniera spudoratamente puttanesca. Se lo possono permettere, non avendo neanche una ruga, figurarsi se la borsa sotto gli occhi! Si danno da fare... per una borsetta in più firmata Christian De Sica, no, Dior. Ora, comprare una bella borsetta di Dior alla propria donna non fa “uomo d’onore” ma onore e basta. Ma queste qua, spesso e volentieri “disonorate”, si fanno regalare addirittura i “gioielli” dagli uomini più, per modo di dire, felicemente sposati con l’anello, miei agnellini e donnine che fate le santarelline. Invece, donne sudiste che vi sudaste l’essere mignotte, no, la pagnotta sebbene vostro marito contadino e/ panettiere, pur essendo poverissimo, v’infornava il “p... ne” e a stento, con molti stenti, vi manteneva da vecchie galline che fa(ceva)n buon brodo, voi sì, eh eh, che foste e siete delle buonissime cristiane e che la madonna, per l’appunto, v’accumpagn’... ah, povere “criste!”. Plurale femminile di Cristo! Porco Giuda!
La vostra vita non è da Dior, dunque non dorata, ma che vi frega? A Natale, vi papperete il Pandoro! Ridendo dinanzi a un cine-panettone dei più volgari, al contempo buonisti, e continuerete a sognare questo Washington “nerone” ché, come direbbero giustappunto, in meridione, deve aver nù gross’ ciddone, cioè un ucc... one. Si sa, i neri son più dotati. Mentre vostro marito, defunto, prelevato molto tempo addietro dalle pompe funebri, sì, da Carrefour, no, dai carri e macchinone... con la carrozzeria nera, nemmeno spomp(in)aste come dio comandò e comanda. Tranne quando vi mise incinte. In quel c... o, vi furono i preliminari. Lui non vi regalò per il matrimonio neanche la dote. E voi, a costo di non essere trattate come Maddalena dalle altre pettegole paesane, perfino forse meno illibate di voi, sebbene quotidianamente bestemmia(s)te in modo inenarrabilmente blasfemo non propriamente elegante, giammai la deste e darete a un ricchione, no, riccone. Dovete tenere fede non solo alla religione giudeo-cristiana ma anche a quella nuziale, a dispetto del fa... o che il vostro consorte siede or alla destra del Padre o a(l) fianco d’un cornuto come Lucifero. Sì, Lucifero era povero ma bello, volle fottere Adamo ed Eva, quindi l’Onnipotente, stando all’Holy Bible, lo spedì all’inferno, inseminando poi, per via spaziale, non normalmente rettale, no, vag... le, la signora Maria. Nome che, fra l’altro, va forte laggiù... ah, Belzebù, salvaci tu! Chi ha orecchie per intendere, intenda, parafrasando l’uomo messo in croce che salvò il ladrone, miei bambagioni e creduloni da santi patroni.
The Equalizer 3 è un filmone? No, ma Washington è sempre lui, fa la sua porca fig(ur)a, sì, è un figone... pur essendo oramai un po’ ciccione. Chi l’ha duro, no, chi la dura la vince. E McCall scoperà la barista-cameriera mulatta di nome Aminah. Che altri non è che una napoletana vera(ce), Sonia (Ben) Ammar. Invero, Gaia Scodellaro. Cmq, parafrasando molto alla larga Totò, guarda Ammar quant’è bell’, ispira tanto sentiment’! Comunque, le preferisco la pornostar semi-chocolate Amirah Adara. Ne impazzirebbe anche il Tartufone Motta, no, Washington. Che poi è la stessa cosa, ah ah. Dicev(am)o, chi la dura la vince e Robert(o) vincerà... infatti risuona anche, all’inizio, la Turandot...
Nel trailer, ascoltiamo Domenico Modugno con la sua insopportabile e mega-inflazionata Volare (Nel blu dipinto di blu) ma nel film non la sentiamo, meglio così.
Non compare però Sophia Loren, all’anagrafe Scicolone, a urlare... Roberto!, a mo’ di quando annunciò l’Oscar a Benigni ai tempi de La vita è bella. Per McCall la vita, dopo la tragica morte della moglie, non fu invece il massimo. Ma poté e può consolarsi, sapendo che, a Napoli, molti ragazzi frequenta(ro)no scuole da Io speriamo che me la cavo, non se la caveranno, poche donne chiaveranno e non si laureeranno ma (non) finiranno come quelli di Mery per sempre & Ragazzi fuori. In questi due film non v’è naturalmente Massimo Troisi ma, a proposito di Benigni di Johnny Stecchino, no, di Non ci resta che piangere, no, di Francesco Benigno di Riso Amaro, no, dei succitati film di Dino, no, Marco Risi, il cattivo, fratello del cattivone, è incarnato dalla sua bella/brutta copia moderna, ovverosia Andrea Dodero nei panni di Marco Quaranta. Il cattivone, invece, Vincent Quaranta, è un altro Andrea, Scarduzio. V’è anche Salvatore Ruocco che incarna Salvatore, ah, che fantasia, feticcio del regista di Mary, ovverosia Abel Ferrara, autore di Pasolini e Napoli Napoli Napoli. Parafrasando Peppino de Filippo, ho detto tutto...
Uomini da Uccellacci e uccellini, uomini pasoliniani o alla principe Antonio de Curtis, cioè totoiani, per anni speraste nel Totocalcio e vi siete ridotti alla SNAI. Uomini asini, no, pizzaioli che amate Margherita la capricciosa che vuole il salame piccante, uomini da pizze in faccia, uomini presi a pizzicotti, uomini derisi, umiliati e oppressi, uomini da ‘O sole mio, siete soli e vi hanno tolto anche il reddito di cittadinanza. Il Vesuvio non erutta più ma voi di rabbia vulcanica eruttate! Ci penserà Paolo Sorrentino a regalarvi qualche gioia effimera e microscopicamente momentanea ma, in attesa della sirena dell’ambulanza, no, del suo nuovo film su La Sirena Partenope, riguardatevi È stata la mano di dio. Baciate la statuina e il santino di Diego Armando Maradona ma date retta a me! Sorrentino forse vincerà un’altra statuetta mentre voi modella(s)te e cura(s)te le vostre statuine... dell’inesistente futuro e tristissimo presente, no, del presepe/presepio da Natale in casa Cupiello. Forza, scolate la pasta Voiello, peraltro cognome del prete Silvio Orlando in The Young e The New Pope sempre di San Paolo, no, Maradona, no, Sorrentino, ed evviva il mar di e a Sorrento! Salutami a sorreta! La Voiello, coglioncelli, è una pasta cara ma non potete rinunziarvi! Annunciazione Annunciazione, Alleluja Alleluja, vostra zia Annunziata è una povera handicappata-disgraziata e la vostra racchia fidanzata, di nome Assunta, non fu mai per un lavoro decente assunta. Voi siete, come lei, disoccupati ma guardate(vi) The Equalizer 3 e god(r)ete... da matti! Sì, peraltro non vi va così male, dio maiale, De Laurentiis vi promise un altro scudetto nazional-popolare! Sarà di parola. Perciò, tutti allo stadio, forza, che aspettate... a sputtanarvi i pochi soldi che avete? GOAAAAL, si gonfia la rete!!! Ma meno il vostro portafogli! Ecco la trama, cari somari, ancora abbastanza sommaria ma sarà aggiornata, di Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Equalizer_3_-_Senza_tregua
Alla fine, giustizia sarà fatta, la folla non esulterà al grido-motto di Ho visto Maradona, eh mammà, innamorato son’, bensì a quello mutuatone di Ho visto Altomonte con le bandiere azzurre del Napoli. E vissero tutti felici e contenti, compreso McCall/Denzel. Il quale, dopo cinquemila anni (non è un’iperbole, eh eh) che non scopava per non “tradire” la moglie morta, putrefatta, sepolta e mangiata dai vermi, vi diede dentro (al)la bella guagliona nerina/etta eccitata, no, succitata. La scena di sesso fra i due di colore e gran calore, comunque, non viene mostrata ma comprendemmo il tutto... dalla dissolvenza in nero, ah ah. Ecco che, dopo Man on Fire (sì, abbiamo detto che Denzel è Nerone, lui non brucia Roma ma tutti, ah ah), Denzel ritrova Dakota Fanning. Ai tempi del film dettovi di Tony Scott, Dakota era un’innocente bambina prodigio, adesso è una gran figa che stimola al pruriginoso più “vergognoso” da malandrini. Non dobbiamo tenere nascosta la carina, no, l’ocarina, no, la verità scabrosa come la CIA. Capito la battuta d’alta scuola ficcante, miei uomini e donne peperini? La potete capire se avete visto il film. Offro io il pepe(rone)!
Di primo acchito, debbo esservi ancora onesto, Dakota mi sembrò Karen Page/Deborah Ann Woll di The Punisher. Sì, siamo lì... d’altronde The Equalizer è una specie di Frank Castle/Jon Bernthal non solo Marvel/Netflix, bensì al naturale senza tuta in latex di carbonio o nera come il carbone.
Detto ciò, Antoine Fuqua gira meglio dell’Altissimo, dovete credermi, miscredenti, la fotografia di Robert Richardson spacca il culo più di McCall e la musica consueta di Marcelo Zarvos riesce, unita al carisma potente di Denzel, a farci credere, per l’appunto, di essere in una pellicola che mischia il sacro al profano come in Scarface di De Palma (l’arredamento della casa di Quaranta è preso in prestito dalla villa di Tony Montana/Al Pacino) e soprattutto più del folclore esaltante ma terribilmente ingenuo delle feste meridionali in onore della mafia, no, della camorra/’ndrangheta, no, di vostro Signore il messia... McCall.
Che la pace sia con voi e con lo Spirito Santo.
Sia data a Denzel, no, Washington sia lodato, sempre sia lodato. Denzel girò questo film in Italia per provare pena nei suoi confronti? Non credo...
Al solito, è doppiato in modo magnifico da Francesco Pannofino. Il film fa cagare e, alla fine della sua visione, ci serve e/o servì un pannolino come quello dei bambini o dei vecchiettini? Ma no, dai, Altomonte è pittoresca come Portofino.
Perdonatemi, inoltre, se in tale review non sono stato finissimo. Se per questo volete colpevolizzarmi, domenica andrò a confessarmi, recitando al parroco l’Atto di dolore! Poi, reciterò, come da pena catechistica assegnatami, l’intero Rosario, illudendomi per un po’ di non essere l’uomo nero.
Infatti, non lo sono, sono bianco, a livello spirituale, come l’Immacolata? Non vi giurerei. Siamo tutti peccatori. E ricordate: peccatrici come la Scicolone e la Ciccone, in “arte” Madonna, hanno sempre avuto i soldoni.
Io non ho molti soldi, sono onestissimo... Tutto però mi si può dire tranne che non sia evidentemente un Genius purissimo.
Avrei preferito, però, sinceramente, ve lo dico di tutto cuore, fottermene... di più.
Mi son fatto in modo tard(iv)o, no, s’è fatto tardi. È mezzanotte e cinquantasette. Voglio dormire e domani, anzi oggi, sarà/è un altro giorno di mer(da).
Nota finale: il (suc)citato Enzo Ferrari, no, Enzo di Remo Girone, no, Enzo Decaro, appartenente in passato al trio comico formato dal compianto e sopra menzionato Massimo Troisi, assieme a Lello Arena, è nato a Portici. Mentre, in questo The Equalizer 3, assistiamo a una scena ambientata forse sotto lo stesso porticato di 5 è il numero perfetto di Igort? Film, quest’ultimo, girato a Napoli e nei suoi quartieri spagnoli, assai ovviamente fumettistico e visivamente più stilizzato di quest’opera di Fuqua?
Chissà, ah ah.
di Stefano Falotico
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