Regia di George A. Romero vedi scheda film
Un incubo ad occhi aperti. Il cinema è la rappresentazione di un'emozione. E' l'istantanea a colori di un percorso esistenziale sintetizzato per immagini e Miti. E in questo bellissimo omaggio onirico di Romero al mondo dei Vampiri (lui che è il padre dei Living Dead), assistiamo all'emozione di un diverso, di un ghettizzato, su cui incombe da sempre la ghigliottina del pregiudizio. Però, lo vediamo fare del male, uccidere, e succhiare il sangue, ma non perchè sia veramente un Nosferato, quindo un non-spirato. Il perchè, fortunatamente, non ci è dato saperlo. Forse s'è convinto del lavaggio del cervello dello zio repressivo, oppure è veramente un Principe delle Tenebre, come confermerebbero i fleshback in bianco e nero, che altrimenti nell'economia della storia risulterebbero insensati. Ma anche la loro insensatezza ci scaraventerebbe, se fosse così, in un incubo, quale è dopo tutto il film di Romero. L'incubo di una turba in un mondo di sani, o l'incubo di una persecuzione insana nei confronti di un individuio libero e giusto. Dipende da che punto guardi il mare, come sempre.
Ma ad indirizzarci sull'ipotesi che il bello e affascinante Martin sia un ragazzo normalissimo, traviato dal pregiudizio repressivo dello zio Cuda, è la sua straordinaria assomiglianza al Cesare del Dottor Caligari, che sappiamo essere svuotato di ogni volontà, e schiavizzato come strumento del male dal suo imbonitore, il Dottor Caligari. Questo ci aiuta a capire che il Martin di Romero è anche lui sotto l'inconsapevole e distruttiva influenza dello zio.
Su tutto il film, straordinaria la sequenza dell'assedio nella casa degli amanti, in cui Martin/Cesare, nonostante l'imprevisto dell'amante, preserva la sua lucida follia e una pura abnegazione alla sua malattia, di cui vorrebbe comunque liberarsi. Una sequenza piena di ritmo, con azzeccate musiche dei Goblin, per nulla posticcie, con una bella dose di pulsioni sessuali, etero e omo, e tanto, ma veramente tanto e giusto, gore.
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