Regia di André Øvredal vedi scheda film
Mentre il dissacrante Reinfield si è distinto per una certa anarchia pulp spostando i riflettori dal Principe della Notte al suo omonimo (e complessato) serviente, in Demeter – Il risveglio di Dracula (in originale il decisamente più evocativoThe Last Voyage of the Demeter) si è scelto invece di lasciare da parte i vari Abraham Van Helsing & Jonathan Harker e cambiare drasticamente rotta, dedicandosi anima e sangue all’ultimo viaggio, da Varna all’Inghilterra, del capitano Elliot e del suo tragico equipaggio a bordo della disgraziata goletta Demeter e del suo vampiresco carico, adattando uno dei capitoli più oscuri e allucinati (per la precisione il settimo, dal titolo 'The Captain's Log) del romanzo epistolare scritto nel 1897 da Bram Stoker.
Il progetto era già nella testa dello sceneggiatore Bragi F. Schut, autore della sceneggiatura insieme a Zak Olkewicz, già da diversi anni e visse diverse vicissitudini prima di essere realizzato.
Avrebbe dovuto essere diretto da Robert Schwentke già nel 2003 a cui succedettero, negli anni, i vari Stefan Ruzowitzky, Marcus Nispel, David Slade e Neil Marshall mentre nel cast si sono susseguiti Noomi Rapace, Ben Kingsley e Viggo Mortensen, senza però che il progetto prendesse davvero il via.
Nel 2019 la Amblin Partners acquistò i diritti del film per la regia di Guillermo Del Toro, e dopo l’(ennesimo) abbandono di uno dei suoi tanti progetto, fu proprio il regista messicano a suggerire per la regia il nome di André Øvredal, di cui aveva prodotto il film Scary Stories to Tell in the Dark.
E il regista norvegese dichiarò esplicitamente che il suo modello per il film fosse una versione di Alien ambientata però nel 1897 e in mezzo all’oceano, con Dracula trattato come una specie di entità extraterrestre.
Le intenzioni sono quindi evidenti e Øvredal ne affronta la sfida nell’unico modo possibile, abbracciandone completamente i presupposti e riducendo tutto all’osso: un unico claustrofobico ambiente, tra l’altro circondato da un oceano volutamente ostile, inesplicabile, quasi alieno e un’impostazione narrativa da giallo della stanza chiusa.
Il risultato è un tributo al cinema di genere degli anni’60 (e i film della Hammer diretti da Terence Fisher su tutti) e una pellicola convintamente (nostalgicamente?) analogico, con un’implicita ricerca di sperimentazione per esplorarne il suo potenziale espressivo (soprattutto riguardo all’uso degli spazi aperti).
Raccontato come un lungo flashback, con il diario del capitano a fare da filo conduttore, The Last Voyage of the Demeter è un film che reinterpreta l’immaginario gotico riadattandone le formule, i linguaggi e gli stilemi ormai (quasi) desueti anche attraverso una commistione di più generi, in cui prevale ovviamente l’aspetto orrorifico ma in cui si mischiano anche alcuni aspetti dei locked room mystery alla Agatha Christie, costruendo la tensione su tempi piuttosto dilatati e puntando il focus sulla scrittura dei personaggi e/o sul lavoro degli attori, e, seppur più di sottofondo, l’avventura marinaresca.
Horror solido molto curato nella regia e nella fotografia, la pellicola ha però un evidentissimo problema: sapere fin dall’inizio (anticipato anche da un “provvidenziale” flashforward di cui l’utilità narrativa però mi sfugge) il destino dell’equipaggio e/o che sulla nave si nasconde Dracula, il pubblico è per forza di cose in una posizione di superiorità rispetto al punto di vista narrativo e, data anche la notorietà del romanzo di Dracula, conosce anche gli aspetti della storia e/o dove si voglia infine andare a parare, in questo modo (quasi) tutti i meccanismi del thrilling vengono inevitabilmente a mancare, così come anche la sospensione dell’incredulità richiesta risulta troppo alta da pretendere dal pubblico.
Anche il design della creatura stessa è molto lontano dal suadente nobiluomo interpretato da Bela Lugosi nel classico Universal, e poi ripreso da tantissime, successive pellicole, preferendo in questo caso un Dracula più animalesco e ferino, in questo percepito quindi come ancora più pericoloso, e che richiama invece, intenzionalmente proprio il Conte Orlock di Nosferatu, il vampiro di Murnau.
Inoltre, probabilmente Demeter - Il risveglio di Dracula, dopo una prima parte più d’atmosfera e di mistero, accelera (troppo?) sbrigativamente nell'epilogo, come se avesse ormai perso ogni interesse su quanto stesse raccontando e si cercasse, al contrario, il modo di arrivare il più rapidamente possibile alla conclusione di un racconto che, per gli stessi autori, sembra ormai non aver più altro da aggiungere.
VOTOL: 5,5
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