Regia di André Øvredal vedi scheda film
"Non può riposare che nella terra dove fu sotterrato."
“The Last Voyage of the Demeter”, il 5° film diretto dal norvegese classe 1973 André Øvredal (“Troll Hunter / TrollJegeren”, “the Autopsy of Jane Doe”, “Scary Stories to Tell in the Dark”, “Mortal / Torden”) è la messa in scena di un copione vecchio di vent’anni scritto all’epoca da Bragi F. Schut Jr. e rimaneggiato per l’occasione da Zak Olkewicz che prende spunto da “Nostra Corrispondenza - Ritagliato nel Daily-Telegraph dell’8 agosto e incollato nel giornale di Mina”, la prima parte – che contiene anche il diario/giornale di bordo arrotolato e infilato in una bottiglia (appunti che qui invece conosciamo nella loro classica forma di libro) custodita in una tasca della giacca del cadavere del capitano trovato legato al timone della goletta russa Demeter che descrive la traversata compiuta partendo il 6 luglio dal porto di Varna, in Bulgaria, sul Mar Nero (il paesaggio che ricorda quello dei Carpazi è un’invenzione della solita inettitudine legata alla media delle produzioni statunitensi), con destinazione Londra, al naufragio sulla spiaggia del porto di Whitby, tra gli scogli delle dolci scogliere di quel tratto di costa del nord-est dell’Inghilterra, avvenuto la notte tra il 4 e il 5 del mese successivo – del VII capitolo (già alla base del libro illustrato “Demeter” di Ana Juan del 2012) di “Dracula”, il romanzo epistolare del 1897 (convenzionalmente ambientato nel medesimo anno) di Bram Stoker (tradotto per la prima volta in italiano nel 1922 da Angelo Nessi per Sonzogno).
3 agosto. – A mezzanotte, sono venuto io a sostituire il timoniere. Non c’era nessuno. Il vento imperversava. Ho preso il timone e ho chiamato il secondo che è accorso, a malapena vestito. Aveva un’aria smarrita. Temo che la sua ragione l’abbia abbandonato. Mormorò con voce rauca, come temesse d’essere udito:
«Esso è qui, adesso lo so. La notte scorsa l’ho veduto. Esso non è dissimile da un uomo: alto, sottile e pallido. Si curvava sul parapetto. Scivolai dietro a lui e gli diedi una coltellata. Ma il coltello l’ha trapassato senza ferirlo, come se avessi trapassato l’aria. Ma è lì, lo troverò, senza dubbio chiuso in uno dei cofani. Li aprirò ad uno ad uno. Voi restate al timone!»
Si allontanò col dito sulle labbra.
Poco dopo lo vidi risalire sul ponte con una scatola di arnesi ed una lanterna. È pazzo di sicuro. Inutile contrariarlo.
A un tratto, un grido terribile mi ha fatto rizzar i capelli in testa. Il mio secondo si precipitò sul ponte con un viso sconvolto dal terrore: — Salvatemi! Salvatemi! gridò. Conosco il segreto! Capitano, prima che sia troppo tardi, seguitemi, è il solo mezzo di sfuggirlo!
E prima ch’io ne lo potessi impedire, scavalcò il parapetto e si buttò a mare.
Comincio a supporre la verità. Questo pazzo ha squilibrato i miei uomini ad uno ad uno comunicando loro la sua follia suicida. Ed oggi li raggiunge. Che il signore mi venga in aiuto! Chi mi crederà quand’io racconterò tutto questo? Ma arriverò io mai in porto?
Archiviato il fatto che la Luna piena produce di riflesso sulla superficie della Terra tra gli 0,1 e gli 0,3 lux che equivalgono mediamente a circa 1/500.000 della luminosità del Sole e quindi i vampiri posso prendersi una bella tintarella o al massimo una lieve scottatura, ma non certo autocombursi, e sorvolando sul perché i marinai superstiti, dopo i primi fatti di sangue accertati, non diano immediatamente un occhio al contenuto delle casse (soprattutto perché una di esse già conteneva un passeggero imbucato), ma aspettano che il grand-guignol diventi mattanza, e sul come mai il medico e il capitano non riescano a raggiungere il chiavistello che invece Olgaren (Stefan Kapicic), mezzo zombificato, stava per sfilare con relativa facilità, e sul perché, capìta l’antifona su quanto il premio in soldoni per uno sbarco puntuale oramai fosse andato ad Aramengo (mentre nel testo stokeriano - che proprio a Whitby è nato ed è in gran parte ambientato - la comprensione della natura dell’effettivo pericolo da parte dell’equipaggio e del capitano è molto meno concreta), si sia deciso non solo di non approdare ad esempio a Plymouth o a Dover, ma addirittura di oltrepassare Londra e finire poi in balìa della tempesta e della nebbia per l’appunto nello Yorkshire, il film si lascia scorrere bene, senza particolari intoppi né, per contro, risvolti rimarcabili, tranne forse l’allucinante morte – attenzione: “spoiler” (si fa per dire, eh) – del piccolo Toby (ben interpretato dal piccolo Woody Norman di “C’mon C’mon”, “CobWeb” e “the Electric State”), il nipote del capitano impersonato da Liam Cunningham (“Hunger”, “Centurion”, “Game of Thrones”, “the Guard”, “the Childhood of a Leader”).
4 agosto. – Sempre una nebbia intensa che il sole non può forare. Tuttavia lo indovino al di là delle nubi. Non oso abbandonare la sbarra. Stanotte, l’ho veduto, lui. Capisco che il secondo si sia ucciso. Se osassi… Ma il dovere mi comanda di non abbandonare il mio bastimento. Se occorre mi legherò le mani al timone, nella tema di cedere alla tentazione, e fra le mani stringerò il talismano che mi preserverà da lui. Le forze mi abbandonano e la notte si avvicina… Se naufraghiamo, questa bottiglia rivelerà il mio segreto…
Completano il cast il protagonista Corey Hawkins (“Straight Outta Compton”, “the Walking Dead”, “Kong: Skull Island”, “BlacKkKlansman”, “the Tragedy of Macbeth”), la clandestina inconsapevole e schiava temporaneamente de-succubizzata per trasfusione di sangue Aisling Franciosi (“the Nightingale”, “Black Narcissus”, “God’s Creatures”) e David Dastmalchian, Nikolai Nikolaeff, Jon Jon Briones, Chris Walley e Javier Botet, mentre la fotografia è di Tom Stern (che ha sostituito Roman Osin), il montaggio di Patrick Larsgaard e Julian Clarke (che hanno sostituito Christian Wagner), le scenografie di Edward Thomas, i costumi di Carlo Poggioli e le musiche di Bear McCreary (che ha sostituito Thoma Newman). Girato a Berlino (Filmpark Babelsberg) e a Malta. Producono Amblin/DreamWorks e distribuiscono Universal/Amazon.
- https://illustrada.it/site/il-blog/112-intervista-ana-juan
- https://www.ingenerecinema.com/2012/05/08/demeter-di-ana-juan
Il tutto termina con una sorta di smorzato cliffhanger in medias res, ma non è che si senta così preminente il bisogno di un prosieguo di cotali e cotante avventure.
(**¾) ***
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