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Air - La storia del grande salto

Regia di Ben Affleck vedi scheda film

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La recensione su Air - La storia del grande salto

di YellowBastard
7 stelle

Distribuito da Warner Bros. e diretto da Ben Affleck, alla sua settima regia e a sette anni da La legge della notte, Air – La storia del grande salto non sembra un film che a livello narrativo possa offrire chissà quale innovazione in quanto pellicola estremamente canonica e storia “vera”, di competenza e determinazione, che segue una parabola talmente classica che lo spettatore, anche senza conoscerne direttamente la storia, la può tranquillamente indovinare senza alcuno sforzo. 

 

Air - La storia del grande salto: Ben Affleck e Matt Damon ritrovano se  stessi e il cinema migliore | Wired Italia

 

Una storia che inizia nel 1984 nella nascente divisione basket della Nike, azienda dell’Oregon fondata nel 1971 con il nome Blue Ribbon da Phil Knight quando ancora importava Onitsuka Tiger dal Giappone, deciso ad ampliare il suo business lanciandosi anche nelle calzature dedicate al basketball, mercato in mano alle già affermate Adidas e Converse che potevano vantare clienti del calibro di Magic Johnson e Larry Bird, stelle di prima grandezza della NBA, e della ricerca quindi di testimonial “importanti” che li potessero lanciare.

Ma come rendere il loro marchio appetibile a un pubblico che non li conosce?

Non basterebbe il testimonial giusto, ne servirebbe uno assolutamente perfetto.

Il responsabile delle vendite, Sonny Vaccaro, ha quindi l’idea apparentemente folle di stipulare un unico contratto con l’astro nascente Michael Jordan, stella del basket universitario ma che non aveva ancora mai giocato una partita in NBA, superando anche la concorrenza dei più quotati rivali della Adidas.

 

Il film di Affleck racconta quindi di come si è arrivati a una delle collaborazioni più iconica (e redditizie) della storia (del marketing) tra la Nike e (forse) il più grande sportivo di tutti i tempi, Michael Jordan.

Tutto grazie a un atto di fede nel potenziale umano di un singolo individuo che ha guardato un ragazzo e invece di vederci un giocatore di basket ci ha visto la Leggenda che sarebbe diventato.

 

AIR LA STORIA DEL GRANDE SALTO - Ecco il trailer ITA

 

E ci voleva proprio un filmone classicissimo per quella che a tutti gli effetti è una grande storia americana (non a caso la scelta di un brano fondamentale come Born in the USA di Springsteen nella soundtrack) o, meglio ancora, di quello che l’America vuole (vorrebbe?) essere: il paese delle opportunità e del mito del “self man man”, ovvero il decantato Sogno Americano in persona.

Air, infatti, è la storia di un sogno (personale che diventa aziendale e che muterà addirittura in evento sociale) tanto nello sport, anche indipendentemente da quanto realizzerà poi Jordan sul campo, che nel marketing sportivo che da quel momento cambierà per sempre (non necessariamente in meglio).

 

Ma è anche (soprattutto?) una storia di ambizione (e cosa c’è di più americano?) che lega insieme tutti i personaggi del film, dal fondatore della Nike a quella di Jordan di diventare il miglior giocatore di basket di sempre, di sua madre Dolores disposta a tutto per facilitarne il successo sportivo (e patrimoniale) come anche Peter Moore, shoe designer della Nike, di creare il modello perfetto di scarpa sportiva o addirittura dello stesso Sonny che non intende accontentarsi di una sesta scelta destinata a essere presto dimenticata per puntare tutto sull’unico uomo che, al contrario di tutti, verrà ricordato per sempre, legando quindi sé stesso a quel nome e venendo ricordato anche lui per questo (per sempre?...).

 

La sceneggiatura di Alex Convery coglie tutto questo ma fornisce a Ben Affleck una sfida tutt’altro che semplice, quasi una scommessa quella di realizzare un film sportivo che si attenga ai codici del genere senza mostrare (quasi) niente dello sport di cui si parla e attraverso l’icona che più lo rappresenta senza però mai mostrarlo davvero sullo schermo (perché mostrarlo significherebbe snatura e/o umanizzare la sua natura di Icona irraggiungibile).

Non un essere umano o un semplice atleta, quindi, ma piuttosto un simbolo (e il logo delle Air Jordan! rappresenta bene questo ) ma soprattutto un brand multimiliardario, una macchina da soldi legata indissolubilmente all’immaginario di un ben preciso periodo storico: gli anni’80 e lo sviluppo miliardario, durante quel periodo, dell’industria americana (e poi mondiale) dell’abbigliamento sportivo.

 

AIR - La storia del grande salto - Film (2023)

 

In questo senso il lavoro fatto per ricreare le atmosfere di quegli anni è eccellente, attraverso l’uso di immagini vintage e una scenografia che ne accentua le scelte stilistiche dal sapore così retro in una rappresentazione scenica dell’edonismo e dell’ottimismo tipico del periodo reaganiano ma, forse, anche patina (forzata?) dettata a coprire un’economia immobile e priva di slancio, bloccato nei suoi equilibri di potere orgogliosamente liberal ma anche priva di una vera e propria spinta creativa.

Una creatività che Affleck evoca nell’esaltazione dell’intuito e del rischio individuale contrapposto al freddo calcolo del capitalismo contabile, una sicurezza matematica che però diventa stagnazione contrapposto a un rischio (non) calcolato che porta il protagonista a tentare il tutto per tutto fuori da ogni ragionevolezza, violando anche le regole stesse del buon senso (o della prassi commerciale) e “hackerando” un sistema bloccato dalle sue stesse regole.

 

Di fatto però conoscere il finale della storia priva inevitabilmente di pathos la conclusione della vicenda ma una sceneggiatura solida, priva di sbavature e dagli ottimi dialoghi, capaci di far evolvere in modo credibile i vari personaggi, e la bravura stessa degli interpreti – Matt Damon, Viola Davis, Justin Bateman, Ben Affleck, Chris Tucker, Chris Messina, Matthew Maher, Julius Tennon e Marlon Wayans - oltre al crescere del climax emotivo proprio nel finale riescono a conferire al film un’epica che non è soltanto (commerciale?) sportiva ma che incentiva a credere nei sogni e nella loro realizzazione e a credere sempre e comunque (!?) anche nell’impossibile.

 

Air: recensione del film sulle sneakers Air Jordan | Esquire

Come detto, molto americano.

 

VOTO: 7

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