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Air - La storia del grande salto

Regia di Ben Affleck vedi scheda film

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La recensione su Air - La storia del grande salto

di supadany
8 stelle

Genesi di un successo (imprevisto e planetario). Per ottenere un grande risultato, sbaragliando la concorrenza, non esistono formule predefinite e infallibili. Indubbiamente, senza idee - degne di essere considerate degli autentici assi nella manica - si rimane fermi al palo, ma poi sono indispensabili altre illuminazioni, quel fiuto che permette di dribblare tutti gli ostacoli/intoppi che vengono inevitabilmente a frapporsi, un timing esemplare, la faccia tosta per smussare/abbattere le perplessità e un po’ di propiziatoria fortuna, avvalendosi quindi del sostegno della fantomatica dea bendata.

In parole povere, un bel po’ di fattori devono allinearsi, creando una - rara e particolare – congiunzione astrale.

In Air – La storia del grande salto viene descritto un successo proseguito nei decenni scavallando qualsiasi scala di valutazione ammissibile, tuttavia il film messo a terra con brillante dinamismo e pimpante armonia da Ben Affleck va decisamente oltre le sue mansioni di base, impacchettando un matrimonio propositivo e vincente tra le sue molteplici componenti, appuntando sul suo biglietto da visita numerosi spunti da conservare nella memoria.

Stati Uniti, 1984. Il mercato delle scarpe da basket è dominato dalla Converse, insidiata solo dalla tedesca Adidas. In questo contesto sfavorevole, la Nike sembra destinata a ricoprire niente di più che un ruolo di rincalzo, snobbata dai grandi giocatori e con budget troppo bassi per essere realmente competitiva.

Il quadro potrebbe cambiare quando Sonny Vaccaro (Matt DamonJason Bourne, The martian), un esperto di basket dall’occhio lungo, è disposto a fare il passo più lungo della gamba pur di accaparrarsi un giovane talento di nome Michael Jordan, scontrandosi per questa ragione con Rob Strasser (Jason BatemanOzark, Come ammazzare il capo… e vivere felici), il suo superiore diretto in casa Nike, e Phil Knight (Ben AffleckAcque profonde, L’amore bugiardo – Gone girl), il Ceo dell’azienda che non ha alcuna intenzione di correre rischi eccessivi, ignorando pure i miti consigli del suo dirimpettaio di scrivania Howard White (Chris TuckerIl lato positivo, Rush hour – Due mine vaganti).

Comunque sia, Sonny decide di giocarsi il tutto per tutto, scavalca addirittura David Falk (Chris MessinaDevil, Sharp objects), il procuratore del ragazzo, per arrivare a parlare direttamente con Deloris (Viola DavisLe regole del delitto perfetto, Barriere), la ferrea e protettiva madre di Michael.

Nonostante tutto, l’affare rimane in salita ma Sonny ha da giocarsi più di un jolly per centrare l’exploit e rovesciare il banco, modificando per sempre le abitudini del basket e del marketing ad esso associato (e non solo).

 

Matt Damon

Air - La storia del grande salto (2023): Matt Damon

 

Dopo l’osannata esperienza di Argo, Ben Affleck attinge nuovamente a quel pozzo dorato che si chiama Black list recuperando una sceneggiatura depositata nel 2021 da Alex Convery e delinea un autorevole manifesto programmatico precipitandosi nei gettonati anni ottanta.

Un periodo che sintetizza in un incipit incalzante e travolgente, per poi avviare e sviluppare una narrazione bilanciata, distesa e cosparsa da nicchie di alta qualità, che illustra una vicenda dalla caratteristica portata evocativa, con tanto di cassa di risonanza amplificata, e destinata a segnare il corso degli eventi sine die, ponendo in comunicazione il passato e il presente giovandosi del fatidico senno del poi, che condivide a tutti gli effetti con il pubblico, stimolato dalla possibilità di circolare nel dietro le quinte di quanto avvenuto.

Dal punto di vista contenutistico, siamo dalle parti della cosmogonia del sogno americano, che offre occasioni irripetibili, plasmato sulla forma mentis dell’underdog, di un sognatore in grado di scardinare gli algoritmi che distinguono in maniera preventiva i vincitori dai vinti gettando il cuore oltre l’ostacolo, di un visionario che riscrive le regole del gioco, individuando praterie inesplorate da conquistare.

Sul versante formale, Ben Affleck mette da parte la cronaca rosa (la relazione con Jennifer Lopez), le crisi personali (vizi che lo mandano al tappeto) e le polemiche (a titolo esplicativo, vedi quanto detto/scritto sul suo Batman), confermandosi un regista altamente affidabile, capace di tenere i ranghi compatti, di giocare d’anticipo con stoccate puntuali e di ottenere la massima resa dagli ottimi dialoghi di cui dispone (non siamo troppo distanti da The social network), coadiuvato dai performanti rivestimenti garantiti dalla fotografia compatta e geometrica di Robert Richardson (Bastardi senza gloria, The aviator) e da un montaggio esemplare impresso dal navigato William Goldenberg (Insider. Dietro la verità, Zero dark thirty), elementi che vanno a costituire un artwork con un portentoso coefficiente di funzionalità.

Infine, Air – La storia del grande salto ha in dotazione un cast affiatato, che si esprime all’unisono donando a tutti i partecipanti – almeno - un momento di gloria. Se Matt Damon continua a incamerare ottimi ruoli mostrando un’invidiabile duttilità (il ruolo ricorda da vicino quello ricoperto in Le Mans ’66 – La grande sfida), Jason Bateman e Viola Davis aggiungono mattoncini segnati da una professionalità significativa, da una marcia in più e da una disarmante dimestichezza, Chris Tucker immette una porzione di simpatia, mentre Ben Affleck si ritaglia uno spazio sopra le righe, camaleontico e gigionesco.

 

Matt Damon, Viola Davis

Air - La storia del grande salto (2023): Matt Damon, Viola Davis

 

A conti fatti, Air – La storia del grande salto distribuisce lauti dividendi, provenienti – in ordine sparso - da tutti i suoi comparti. Dunque, Ben Affleck, regista (The Town, Gone baby gone) e interprete che si divide tra trionfi (Il bar delle grandi speranze) e derisioni (Amore estremo), acclamazioni di massa e tonfi clamorosi, torna in forma smagliante e dimostra di possedere un completo polso della situazione, non fallisce neanche un colpo, copre gli spazi di manovra con immediatezza e cattura tutti i rimbalzi vaganti, regalando un esempio di intrattenimento loquace, intraprendente e redditizio.

Tra un pregevole senso della misura e conigli estratti dal cilindro nei momenti topici (talvolta da pelle d’oca), brand di successo e un ammirevole spaccato d’epoca, bordi ben definiti e sconfinamenti calibrati, curiosità appetitose e derapate eseguite mantenendo un pieno controllo, fenomeni del futuro e riscosse, dispute vivaci e trattative al fulmicotone, investimenti premianti e scommesse vinte a mani basse.

Avvolgente e classicheggiante, fluido ed effervescente.

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Ultimi commenti

  1. ezio
    di ezio

    Bello il termine effervescente...grazie Daniele

    1. supadany
      di supadany

      È proprio bello il film, due ore che volano in un battibaleno.
      :)

  2. Alvy
    di Alvy

    Grande grande grande grande grandissima analisi di un film che mi ha convinto tantissimo. Sono entrato in sala un po’ titubante, temevo fosse uno spot per la Nike o una mera operazione nostalgia degli anni Ottanta, invece tanta polvere emerge sotto il tappeto senza dimenticare gli stilemi del film sportivo (i momenti emozionanti sono tanti anche per chi non mastica nulla né di basket né di economia, come il sottoscritto). Davvero un’opera brillante che dice tanto di oggi, forse uno dei film più rappresentativi della nostra epoca che abbia mai visto dai tempi di The Social Network (anche in quel caso, un film in cui ogni singola linea dialogica ha un’importanza capitale). Grande Affleck con la sua regia molto sobria e classica (less is more, tanti autori da festival dovrebbero prendere appuntì) e perfetto il cast

    1. supadany
      di supadany

      Tutto incredibilmente vero, il film funziona in modo esemplare, sia per gli amanti del basket, sia per chi non ne sa - e non ne vuole sapere - praticamente nulla.
      Un ottimo - e purtroppo, raro - esempio di cinema popolare, dove tutto funziona con evidente equilibrio e accogliente brillantezza, senza mai strafare, mettendo tutti i puntini sulle "i" fino all'ultimo tornante (vedi l'ultima scena con Sonny Vaccaro/Matt Damon che si appresta a buttare giù qualche chilo di troppo).
      Insomma, con il tempo ho imparato a dare piena fiducia al Ben Affleck in versione regista, un unicum se si rapporta a quanto combina mediamente come attore.
      :)

  3. Cruising
    di Cruising

    Che film. Che grande senso del racconto, del ritmo, dello spettacolo. Ben Affleck si conferma un autore di razza.

    1. supadany
      di supadany

      Verissimo, un film che sa stringere un felice rapporto con il pubblico, che infatti lo sta premiando.
      Ieri nelle nostre sale ha praticamente confermato l'incasso del sabato precedente, segno di un fortissimo e raro passaparola.
      :)

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