Regia di George Miller vedi scheda film
Buono ma non così eccezionale come vi racconteranno a scatola chiusa fiutando il vento dell"'hype", come dicono oggi. Miller è sempre un Grande regista, ma l'estetica è più da videogioco che da cinema, e basta con queste eroine di 55 chili ma ammazzasette in un cinema che era nato di uomini. Da uomini. Già nel precedente piegatosi, qui di più.
George Miller, è sempre un Grande regista da sempre stimato dal sottoscritto e sotto molti aspetti(seppure abbia prestato il suo nome anche a delle cose davvero invereconde, incredibili e per lui assurde tipo "L'olio di Lorenzo", e "3000 anni di attesa" è stato per dirla con il ragioniere una boiata pazzesca, e allarmante per certi aspetti, checché ne dica Bocchi) ma fin dal 2015 con il pur di buon livello generale "Mad Max Fury Road", si era piegato ai dettami della propaganda femminista- hollywoodista, tanto che Tom Hardy era quasi non più di una "spalla" della vera protagonista, Furiosa/Charlize Theron.
Una scelta a dir poco discutibile se non proprio da fighettine. Questo annunciato già all'epoca nuovo capitolo della saga ne racconta tutto il suo antefatto di vita, per 138' complessivi.
Per cercare di accontentare il "fandom" come lo chiamano oggi con quel linguaggio da tallocci di YouTube, sono numerosi gli agganci, le citazioni e le riciclature da "Interceptor: Il Guerriero della strada"(The Road Warrior), di cui il Dementus di Chris Hemsworth è l'elemento più vistoso con un naso posticcio da ebreo delle vignette de "I Savi di Sion". Forse è una ganzata voluta da qualcuno dentro al film e "il" Nessuno lo ha ravvisato magari "dolosamente", ma comunque evidente aggiornamento di Lord Humungous/Kjell Nilsson, e ovviamente la nuova cittadella-raffineria di Gastown/Silvertown che è anch'essa una riedizione visiva delle fortificazioni della "Fortezza della Tribù del Nord", nel film originario citato. Non manca come nell'ultimo capitolo del 2015 e nel capolavoro-seguito dell'originale del 1981, il lunghissimo inseguimento-assalto da parte di nugoli dei peggiori-mutanti e soggetti da "Ken il Guerriero", fin dall'aria con parapendii a motore, ogni sorta di mezzo a due, tre, quattro e più ruote post-apocalitticamente elaborato, ad una blindocisterna in viaggio nel deserto.
Ma l'utilizzo esclusivo e inimitabile dei grandissimi stunt australiani della scuola di Grant Page l'inimitabile e che fecero cose incredibili nei primi tre film di "Mad Max" ancora della compagnia George Miller-Byron Kennedy,(scomparso in un incidente banale di macchina due mesi fa), è come nel 2015 in larghissima parte e in misura ancora maggiore, sostituito/sostenuto dalla CG.
Anche perché le acrobazie sono sempre più impossibili e non proponibili nella realtà, debitrici di quell'estetica da film Marvel o DC, che sempre più ha cambiato il cinema negli anni 2000, facendolo sembrare anche dai movimenti e dalle accelerazioni con personaggi dai bordi arrotondati,qualcosa di molto vicino ad un videogioco.
Nel film praticamente di vero come sfondi e scenografie naturali non ci sarà più della metà. Ciò non aiuta almeno coloro come me che sono cresciuti apprezzando un tipo di cinema molto diverso , così come il deserto della Namibia che già era nel film precedente, non richiama più granché la caratteristica e tanto affascinante ambientazione australiana seppure sempre desertica, dopo la caduta molti decenni prima delle città e di ogni civiltà.
Perché in Australia, di canyon da depressioni record sul pianeta, e formazioni rocciose addirittura così imponenti da migliaia di metri di altezza, proprio uguali, non ve ne sono. A meno che, appunto, di non inseguire ambientazioni puramente fantastiche da "Hokuto no Ken" di Buronson e Hara, che si ispirò lui al mondo dei primi due film di Miller, e non il contrario.
Si sente seppure in un ruolo mascherato la mancanza del grande Hugh-Keays Byrne come ormai inimitabile Immortan Joe, presenza di grande capacità e fascino fin dal primo film del 1979, per la sua anche inconfondibile voce in originale, qui sostituito per la sua dipartita da Lachy Hulme.
Protagonista Anya Taylor- Joy nei panni di Furiosa giovane per tutto il film e di poco carisma, a meno che di non volerglielo trovare a forza, ha meno pregnanza e personalità, verosimiglianza del simpaticissimo cane pieno di cicatrici di Max nel retrosedile della V8 Interceptor/Ford Falcon XB GT Coupè, nel già citato "The Road Warrior".
E purtroppo è lei la protagonista spaccamontagne di tutti i 138', tornando al problema di tutte queste improbabili e proprio improponibili
concettualmente, ormai stucchevoli eroine di 55 chili che fanno piazza pulita di armate intere composte da uomini poco raccomandabili da 100 chili e più, come Toecutter, Johnny the Boy, Roop o Crawford"Nightrider"Montazano più Lord Humungous messi assieme, e a discapito di Tom Burke/Praetorian Jack, che sarebbe un buon personaggio ben disegnato anche come aspetto nello stile di Miller, ma sacrificato e da un'uscita frettolosa dalla porta sul retro.
Charlize Theron come Furiosa adulta appare sui titoli di coda dalle immagini del primo film, o qualcheduna fatta ex-novo.
Piccola parte per la supertopa milf Elsa Pataky che persino con l'Argento scoppiato lavorò, nella piccola parte del Generale Vulvalini. Ogni commento alla filosofia sottesa, è superfluo.
Sempre molto brutta, cacofonicamente insignificante, convenzionale e indegna di un film del genere diciamolo, come già nel primo film, la colonna sonora di Tom Holkenborg/Junk XL.
John Nada
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