Regia di Mark Molloy vedi scheda film
Il maggior pregio di questo film e al tempo stesso il suo limite principale, sta nell'evitare di proporre una decalcomania dei precedenti episodi della saga, che sarebbe stata dequalificante visto che il tempo passa per tutti, anche per gli attori e anche a Hollywood. Pregio, perché non scade nel ridicolo, limitandosi a, tutto sommato, pochi deja vu, in alcuni casi sottolineati dagli stessi interpreti, quasi a rompere la parete verso il pubblico. Difetto perché così facendo l'opera perde il suo quid principale e diviene un poliziesco come molti altri, con un paio di inseguimenti e sparatorie di tutto rispetto, ma assolutamente prevedibile nello sviluppo narrativo e nell'epilogo. Esisteva una terza via? Sì, non produrlo e lasciare solo il piacevole ricordo di un qualcosa di veramente irripetibile per il contesto in cui fu concepito, per l'affiatamento del cast e ancora oggi godibilissimo. Ciò detto Eddy Murphy gioca bene le sue risorse, con assoluta generosità, ma sapientemente si contiene e, in linea con lo sviluppo narrativo, adotta un'espressività più cupa e malinconica, nel ruolo innanzitutto di un padre che cerca tardivamente di colmare la propria assenza dalla famiglia. Ecco dunque che, per chi preferisca la versione doppiata a quella in lingua originale, l'assenza di Tonino Accola peserà giusto il tempo delle primissime scene, perché la famosa risata, le istrioniche cadenze dei camuffamenti, nel copione sono davvero centellinate. Insomma, il film tutto sommato merita la sufficienza proprio per questa scelta, non facile, di dignità e maturità e per scene d'azione girate alla vecchia maniera, per il resto la trama non avvince e, in mezzo a tanti polizieschi, sfigura anche un poco.
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