Regia di Chris McKay vedi scheda film
Godibile rivisitazione di un classico, impreziosita da un Nicolas Cage in stato di grazia. Stride, invece, la presenza di una protagonista femminile completamente sciapa, e con una presenza scenica imbarazzante. Figlia di un produttore, o semplice ostentazione di "diversità"?
Questo Dracula ambisce a rappresentare una metafora dei rapporti di dipendenza (o co-dipendenza) con persone affette da narcisismo. Personalmente considero quel mucchio di etichette e definizioni della psicologia poco più che esercizio di stile, e, in generale, metodo per sfornare pubblicazioni scientifiche per fini carrieristici, con l'atroce effetto collaterale di trasformare individui complessi in macchiette. Banalizzare la complessità delle motivazioni e dei comportamenti umani al punto da ridurre tutto allo schema "problema-soluzione" individuati dallo scienziologo di turno, è il frutto avvelenato di una società che non cerca comprensione profonda nè rimedi efficaci, ma si limita a osservazioni superficiali e "pillole magiche" per rimuovere i sintomi.
Fatte le debite premesse, comunque il messaggio di fondo sul potere dell'individuo nei rapporti, compresi quelli deleteri, è valido e condivisibile; inoltre, l'opera si può apprezzare anche a prescindere dal suo portato "morale", limitandosi all'aspetto dell'intrattenimento. Qui un titanico Nicola Cage svetta, donando nuovo smalto a un personaggio più che inflazionato cinematograficamente (e non solo). Non si può non ripensare a quando Gary Oldman incarnava il principe delle tenebre: lì il personaggio si giocava sull'esser misurato e quasi sottotono, mentre questo Dracula lavora sull'esagerazione, e, così facendo, sorprende, con una gamma di effetti che vanno dal divertito allo spaventato.
Nicholas Hoult, dal canto suo, sembra proprio l'attore giusto nel film giusto, incarnando alla perfezione l'ideale di scissione interiore di Renfield, e l'aspetto del buono facilmente plagiabile.
Malissimo, invece, la protagonista femminile, che non si può vedere. Ancora una volta, nei film più recenti, assistiamo inermi a questa mescolanza di attori di spessore (o, perlomeno, famosi) con neofiti, il cui unico scopo sembrerebbe quello di incarnare il concetto di "diversità" all'ordine del giorno dell'agenda globalista. Ma non pensiamo male, suvvia... sarà semplicemente stata l'attrice migliore disponibile sul mercato. In fondo, qualcuno ha per caso visto in giro attrici più espressive, affascinanti, di grido, o rinomate? No? E, allora... stappost'!
Attori a parte, la trama coinvolge piacevolmente senza essere scontata, le scene d'azione colpiscono nel segno, risultando efficacemente ostentate, ma senza cavalcare eccessivamente l'aspetto splatter. Soprattutto, apprezziamo l'alternanza tra momenti di riflessione, dialoghi brillanti, scene demenziali e contesti "orrorifici". Anche i livelli di ironia si mantengono entro un contegno dignitoso, senza sfociare nel ridicolo e fastidioso di molte opere contemporanee, che somigliano a un'enciclopedia della stupidità.
Nota di merito a latere, per la realizzazione dei brevissimi spezzoni "d'epoca", che spiccano nella qualità, denotando una cura scrupolosa ed encomiabile in relazione a scene a malapena percettibili (chi dovesse guardare il film "distrattamente", magari davanti al cellulare, potrebbe non notarle neppure). Il risultato è sorprendente, per varietà di scene, pose, location, nonchè per l'effetto "invecchiato" del girato.
L'unico spunto negativo proviene dalla consapevolezza della realtà che circonda il mito di Dracula: Vlad l'impalatore, che beveva il sangue di alcune delle sue vittime... come del resto Erzsébet Báthory, la "dracula" al femminile. Purtroppo, però, non si tratta di casi isolati, ma soltanto di due, fra i tanti, che sono più noti al grande pubblico. E il fatto che la stessa regina Elisabetta discendesse da Vlad non è neppure un caso. Si tratta delle "care" famiglie ibride (umano-rettiliane) che costituiscono la cosiddetta "nobiltà nera" che controlla il pianeta da tempo immemore. Del resto, se si pensa che pure tutti i presidenti americani sono imparentati con la casa regnante inglese e addirittura 34 su 46 sono imparentati con Carlo Magno... di cosa stupirsi?
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