Regia di Jean-Baptiste Durand vedi scheda film
Non è usuale veder concepire un personaggio come quello di Antoine, detto Miralès dal cognome ( Raphael Quenard ). Affiancato, rafforzato, sostenuto dal suo vero co-protagonista/partner/alter ego (il suo cane Malabar, animale splendido interprete al di là di ogni ragionevole aspettativa), Miralès incarna uno stereotipo raro, difficile, indigesto. Logorroico, narcisista, irritante spaccone sempre tra le palle (di un Dog, interpretato da Anthony Bajon, suo co-protagonista in subordine), intellettual/oide di periferia la cui anima è però capace di arrendersi ai finali d’opera pianistici di Beethoven, tanto quanto si adopera alla ricerca della fortuna che non arriva con i gratta-e-vinci dei derelitti che lo circondano (sono come lui, e lui lo sa), che disperato, fiero, debole suo malgrado eroe, cerca/ruba compagnia nel vuoto del suo spacciare hashish, accompagnato dalla pesantezza di una madre artista depressa che non può sostenerlo minimamente nella fatica di vivere, con un fare che non sa prendere forma (la prenderà solo nello splendido finale del piccolo bistrot e solo a caro prezzo), Antoine Miralès è un personaggio che resta impresso e interroga.
Unica pecca del film: una svolta narrativa al momento dell’aggressione nei confronti di Dog da parte dei delinquentelli del paese che si risolve con una capriola insostenibile che gioverà forse alla sceneggiatura pensata, me che toglie molto alla sceneggiatura dovuta, lasciando un punto interrogativo senza comunque inficiare l’iniziativa di fondo del creare un grande personaggio come Miralès.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta