Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Discontinuo, come spesso accade nei film ad episodi. Il primo non ho fatto a tempo a vederlo dall'inizio. Il secondo è prolisso e con un finale poco azzeccato, ma riesce comunque a restituire cinematograficamente il senso di frustrazione della coppia borghese, fra Marcuse, surrealismo (l'infinito, incompiuto, sospeso, impossibile amplesso onirico di L'Age D'Or) e quella vena di pietas sotterranea sempre presente in Ferreri: il cineasta milanese era certo caustico nei confronti delle istituzioni (in questo caso, il matrimonio cattolico), ma al contempo coglieva il disagio, quando non il dramma, di chi aveva creduto in quelle stesse istituzioni ed aveva accettato di essere "formato" per aderire pienamente alle regole del gioco, salvo poi rendersi conto dell'inadeguatezza delle convenzioni sociali alla natura umana. Il terzo episodio prende di mira l'intellettualizzazione del sesso e ricalca discretamente un'impostazione bunueliana. L'ultimo episodio è invece puramente ferrieriano: fanta-sociologico all'epoca (realistico oggi), è semplicemente un'estensione grottesca dei concetti già esposti negli episodi precedenti e una rappresentazione, fin troppo programmatica, del predominio dell'oggetto rispetto al soggetto.
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