Regia di Jeanne Labrune vedi scheda film
Modi di dire (per fare un proverbio ci vorrebbe Eric Rohmer) e commedia. “Domani andrà meglio” allude a un ottimismo dell’emotività più che della ragione. Teli di plastica e legno, vecchi mobili messi in cantina e un ingombrante cassettone da regalare, farsi restituire e vendere. Quasi tutti interni (di bar, ristoranti, automobili e appartamenti). Tendine e tamponamenti (automobilistici e non solo). Qualche giorno con una trentenne, aspirante scrittrice, nubile, ossessiva e depressa: Elisabeth (Jeanne Balibar). Con una quarantenne, sposata, irritabile: Sophie (Nathalie Baye). Con Franck, bulimico e invaghito di Sophie. Con Xavier (Jean-Pierre Darroussin), il marito di Sophie, psicanalista lacaniano, in una zona del suo studio e osteopata, con un altro nome, nell’altra metà, ovviamente all’insaputa dei suoi pazienti. Una doppia professione che offre qualche amena seduta con i clienti alle prese con il corpo, con la psiche o con i gerani. Ci sono molte altre donne (una cameriera, una musicista, una vivace signora in età interpretata da Danielle Darrieux) in questa divagazione sugli insignificanti e abissali rovelli di personaggi travolti da un esagitato pessimismo metropolitano. Jeanne Labrune dirige bene i suoi attori nel solco di un cinema della chiacchiera fluviale.
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