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Il 13° segno

Regia di Igor Voloshin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il 13° segno

di undying
5 stelle

Stravagante esempio di giallo - ibridato con il noir, l'erotismo e il pulp - in arrivo dalla Russia. Palesemente "ispirato" dal ben migliore "Alta tensione" (2003) di Alexandre Aja, soffre di una caotica regia e di un montaggio pesantemente "allucinato".

 

locandina

Il 13° segno (2022): locandina

 

La giovane Liza (Lukerya Ilyashenko), di professione medico legale, anche se apparentemente legata sentimentalmente ad Anna (Anastasiya Kuvshinova), conduce una vita (bi)sessuale molto disinvolta. Non disdice di accoppiarsi con uomini e donne, sempre più spesso semplici sconosciuti. Il cadavere di Masha, una delle tante amanti sedotta dopo averle offerto un passaggio in automobile, viene scoperto il giorno seguente un loro intenso rapporto intimo: uccisa per soffocamento, da un assassino che ha impresso - trattando la pelle come pellicola fotosensibile - l'immagine di un palazzo sul petto della vittima, facendo uso di fondotinta, bario ed emulsione fotografica. Incaricato delle indagini è il detective Andrej, ben presto costretto a scoprire che, lo stesso terribile destino, è toccato a sua figlia Kati. Quando a morire per mano dello stesso omicida saranno anche Dmitry (Maksim Belborodov), un fotografo coinvolto nel giro del porno, e Vladimir (Denis Gilmanov), uno scienziato - entrambi conosciuti da Liza -, i sospetti ricadono ovviamente sul medico legale.

 

"Mi piace quando mi strozzano un pò."

(Masha)

 

scena

Il 13° segno (2022): scena

 

Piercing, tatuaggi, concezione del sesso poco tradizionale, con deriva nel sadomasochismo. Oderzhimaya (titolo originale, che sta per "posseduta"), offre una protagonista molto problematica - rappresentata piuttosto bene da Lukerya Ilyashenko, attrice dal volto androgino, ma dotata di fisico femminile sinuoso e ben formato -, al centro di uno stato psicologico schizofrenico. Motivo, questo dello "sdoppiamento", che giustifica l'inserimento di sequenze visionarie, apparentemente incongrue allo standard grafico di un film, per quanto più simili a spezzoni di videoclip musicali. L'esordio nel lungometraggio da parte del russo Igor Voloshin, delude non poco e per vari motivi. Primo grande ostacolo alla riuscita di un'opera a più registri tematici (noir, pulp, giallo, erotico, thriller, hard boiled) figura essere uno script pieno di incongruenze, appesantito da inutili complicazioni di trama inserite dagli autori (Friderike Brin, Natalya Kudryashova e Mikhail Shulman) con l'escamotage di modificare, a lungo corso, le identità dei vari protagonisti, tanto che i venti minuti finali di Il 13° segno, messi a confronto con Alta tensione (Alexandre Aja, 2003) - titolo evidentemente saccheggiato dagli sceneggiatori, assieme al classico romanzo di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde -, mostrano allo stesso livello, ovvero quasi identicamente dissociate in spirito e corpo, le due protagoniste (qui Lukerya Ilyashenko, là Cécile De France). Non aiuta poi, a rendere più comprensibili alcuni deliranti snodi narrativi, la regia a dir poco psichedelica di Voloshin: ripetuti e insensati capovolgimenti del punto macchina, rotazioni a 90° della telecamera, sfondi onirici - con risvolti metaforici - insistenti sui primi piani dei protagonisti e via di questo passo, con riprese esteticamente superflue, virtuosamente gratuite, che gravano sulla comprensibilità della storia, rese snervanti dall'abusato utilizzo di una CGI sempre presente. Quello che poteva essere un buon giallo, finisce così per essere invece un irragionevole insieme di spericolate sequenze lisergiche, il cui unico effetto, questo sì riuscito, consiste nel contribuire a rendere ancor più poco chiara una storia già alle origini del testo per nulla plausibile, per non dire incomprensibile.

 

scena

Il 13° segno (2022): scena

 

Curiosità 

 

Il titolo scelto per l'edizione italiana, Il 13° segno, fa riferimento all'Ofiuco (etimologicamente, dal latino, "Ophiuchus": colui che porta il serpente, serpentario), riferendosi all'omonima costellazione che compare, tatuata, sulla schiena della protagonista, già nota ai Babilonesi, gli autori dello zodiaco che evitarono, per agevolare la suddivisione della sfera celeste in dodici parti uguali, di far rientrare nell'oroscopo la "tredicesima" costellazione. L'Ofiuco è stato rappresentato con differenti immagini nell'iconografia astrologica, alcune proposte anche in tempi relativamente recenti (1974), tipo quella di un uomo che tiene, con entrambe le mani, testa e coda di un grande serpente. L'allusione a quest'ultima versione grafica del segno, in verità un bel pò forzata da parte del titolista, emerge nel finale quando Liza dimostra di essere consapevole portatrice del simbolo e, al tempo stesso, di due distinte - "opposte" - identità, espresse allegoricamente da testa e coda, sotto e sopra, yin e yang, ossia Bene e Male.

 

scena

Il 13° segno (2022): scena

 

Citazioni

 

"Due particelle elementari, nate nello stesso momento, sanno sempre tutto l'una dell'altra. Non importa quanto siano distanti."

 

"Per te, fare sesso, è come fare shopping..." 

(Il poliziotto incaricato di sorvegliare Liza esprime il suo parere sull'ambiguo comportamento sessuale della ragazza)

 

scena

Il 13° segno (2022): scena

 

"Anticamente non si disegnava lo zodiaco rappresentandolo nelle sue corrispondenti forme animali, ma disegnando nelle rispettive regioni gli organi umani. Al posto dell'Ariete la testa; al posto del Toro, la laringe; al posto dei Gemelli, ciò che meglio esprime la simmetria, le due braccia; il torace al posto del Cancro; il cuore al posto del Leone; e così via fino alla parte bassa delle gambe al posto dell'Acquario; ed ai i piedi al posto dei Pesci."

(Rudolf Steiner)

 

F.P. 05/03/2022 - Versione visionata in lingua italiana su Amazon Prime Video (durata: 83'53")

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