K. Asher Levin è uno di quei registi post pulp che tentano di rivitalizzare il genere, e questa volta si affida al vampirismo come chiara metafora capitalistica etc.
Anzi il film è proprio un aggiornamento del tema vampiristico ai tempi dei social, ed è strutturato come un video game con tanto di voce off che narra, punteggi (Human vs vampires) in sovraschermo e una grafica da The Games Machine. Ma la tematica di denuncia è risibile, la regia videoclippara, e i personaggi troppo bidimensionali per poter essere credibili. Peccato, perché da troppo tempo manca un bel film di vampiri (meno male che Waititi porta avanti l'eccelsa serie What we do in the shadows!). Ma al cinema, a pensarci bene, l'ultima operazione degna di nota appartiene al 2014, quel notevole A Girl Walks Home Alone at Night di Ana Lily Amirpour (di cui abbiamo recensito Mona Lisa and the Blood Moon del 2021), quello sì da recuperare, se non lo avete ancora visto.
E comunque Carpenter e Rodriguez ci hanno abituati male, se non c'è una carneficina protratta e ben strutturata di succhiasangue il divertimento langue.
No blood no party.
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