Regia di Luis Mandoki vedi scheda film
Jennifer Lopez è una temeraria. Non è un’attrice indiscutibile, ma prova a costruirsi una carriera e spera di supplire con un’ “immagine” inventata alla desolante insufficienza di tecnica. Si maschera volentieri con i costumi di personaggi inverosimili. Le era andata bene come poliziotta in "Out of Sight" (grazie al regista e a George Clooney) e deve aver pensato che indossare il giubbotto antiproiettile, calzare le scarpe pesanti e la divisa del Police Department di Chicago in una storia di traumi, atmosfere che scimmiottano un mistero (svelato, però, nella prima inquadratura) e palpiti sentimentali fosse il giusto passo per festeggiare il nuovo status contrattuale da dieci milioni a pellicola. Il naufragio tra lacrime, due monologhi (uno in un cimitero del protagonista maschile e l'altro davanti a una telecamera in un party per il rinnovato giuramento nuziale dei genitori della poliziotta dal pugno facile), una cinepresa che beccheggia quando evoca lacerazioni interiori, sequenze insignificanti e invase dalla noia, è una responsabilità che l'attrice-cantante deve condividere con un “regista da fazzoletto” come Mandoki e un presunto sceneggiatore, fattorino della prevedibilità, come Gerald DiPego convinto che basti un’atmosfera sdrucita a fare una storia. I baci tra Caviezel e la Lopez sono più finti del finto: il "metodo" della repulsione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta