Regia di Elio Petri vedi scheda film
Un pittore astrattista, per poter lavorare in pace, si ritira in una villa semidiroccata dove viene ossessionato dal pensiero di una ragazza morta lì durante la guerra in circostanze non chiare: finirà male anche lui, sia pure in modo diverso. La trama ora esposta deve essere ricostruita assemblando insieme pezzi sparsi qua e là e discernendo fra realtà e sogni (distinzione non sempre sicura). Il risultato è un pastrocchio indigeribile: un film lisergico, truculento, un po’ sessuomane, dall’estetica inesorabilmente invecchiata, dove i personaggi urlano e si agitano e lo spettatore fa spesso fatica a capirne i motivi. Quando persino le musiche di Morricone si riducono a un frastuono fastidioso, l’overacting di Franco Nero è l’ultimo dei problemi.
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