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Un tranquillo posto di campagna

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un tranquillo posto di campagna

di giansnow89
7 stelle

Nuovo capitolo di Petri sulla critica all'Italia contemporanea.

Esperimento interessante questa pellicola di Petri, perché mette nello stesso calderone arte contemporanea, critica al progresso, società moderna, lolitismo, alienazione mentale, occulto, sogno, delirio, incubo, pulsioni sessuali. E' un turbinio di assurde contraddizioni quello che muove dentro Leonardo Ferri (Nero), artista di successo, oggi in crisi creativa, schiavizzato dalla compagna manager Flavia (Redgrave). Un rapporto di letale e autodistruttivo, forse unilaterale interesse lo lega a lei, del resto lui lavora e lei si arricchisce. Leonardo è un artista che brama di poter creare arte, Flavia è una spregiudicata affarista che punta solo ad accumulare denaro: l'incompatibilità di intenti si sostanzia nelle visionarie proiezioni mentali dell'artista, in cui è alternativamente vittima di Flavia (e ciò è perfetta sintesi della sua realtà) sia carnefice (probabilmente un suo desiderio nascosto). Flavia è figlia del suo tempo, del mondo contemporaneo, mentre Leonardo è vitalmente attratto dalla dimensione delle villette rurali, solitarie, piene di domande e di mistero, che potrebbero restituire una forma genuina alla sua arte. Quindi Leonardo fugge da Flavia e dall'inferno metropolitano che ella rappresenta, per abbracciare l'ascesi di una villa abbandonata nelle campagne venete, teatro nel passato della brutale uccisione ad opera dei tedeschi in tempo di guerra della giovane contessina Wanda. Una lolita locale, che concedeva non troppo difficilmente i suoi favori agli abitanti del luogo, per combattere la noia. Il mistero del suo fantasma che pare aleggiare nella villa ammalia prima e ossessiona poi Leonardo, andandosi ad affastellare ai già numerosi fantasmi che affollano la sua psiche e sconvolgendola definitivamente. Di fatto ora Leonardo è lacerato fra due donne: Wanda, sensuale, fascinosa, spettrale, pura forma, pura idea; e Flavia, decisamente ancorata alle cose terrene. Si tratta di una lotta di più ampio respiro, fra l'idea stessa di arte (in quanto messa in atto di idee impalpabili) ed invece la sua nozione reale di oggetto fatto per la produzione in serie e quindi per il commercio. Leonardo non può che scegliere di perdersi in Wanda. Ciò gli costerà il senno e la libertà.

 

Il film sconta senz'altro una debolezza strutturale in corrispondenza della prima oretta, soprattutto appare poco coesa col resto del corpus della trama la risoluzione del mistero della contessina. Tale risoluzione esula dal racconto del delirio interno di Ferri, ai fini dello svolgimento del film era sufficiente che ci fosse il mistero, la spiegazione è superflua. Rimane però un elegante thriller-horror nostrano, che si discosta dal canovaccio dello splatter all'italiana alla Mario Bava o Lucio Fulci, per abbracciare una dimensione immaginifica ed onirica. 

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