Regia di Elio Petri vedi scheda film
Prima dell' "immersione" nel cinema impegnato degli anni '70, che porterà Petri a girare in pochi anni quattro film fortemente connotati dalla commistione tra politica e vita comune, il regista aveva tentato una personalissima incursione nel cosiddetto gotico padano ben prima che Avati girasse "La casa dalle finestre che ridono". Il riultato è un film controverso, dissonante come la colonna sonora a cui lavorò anche Morricone (che saprà, eccome, far di meglio nei successivi film di Petri) dove si narra di un artista in crisi creativa che si trasferisce in un'antica villa nelle campagne venete, finendo per rimanere invischiato in una storia di fantasmi e sesso spesso farraginosa ed eccessivamente ridondante. Pur in un'ambientazione suggestiva e con qualche effetto valido, il film non riesce però a superare la barriera di uno sperimentalismo fine a sè stesso (soprattutto nella prima parte) e lascia l'amaro in bocca per un risultato non del tutto organico e coerente.
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