Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
L'infallibile maestro Kubrick, ideatore del film, lasciò il progetto incompiuto all'amico Spielberg per assenza di mezzi digitali necessari al realizzamento dell'opera. Lo spettatore più attento e cinefilo, dunque, riesce a notare lo stacco deciso del film, dove nella parte iniziale si sente la nota impronta kubrickiana, che poi sfuma a favore di quella di Spielberg più fiabesca e meno inquietante. Se quindi inizialmente siamo ghermiti dalla freddezza robotica, ma nonostante tutto programmato per amare del protagonista, con scene quali la caduta in piscina e l'abbuffata di spinaci, dopo tutto viene perduto e David il mecha bambino diviene una vittima, indifeso e romanticamente affezionato alla sua mamma senza quell'essenza robotica che caratterizzava il personaggio.
La sceneggiatura che inizialmente è originale, attua una forte discesa nel tedioso, accettabile fino al dr. Know, pessima ed eccessivamente stucchevole da lì al finale, anche la colonna sonora finisce per risultare ripetitiva e poco avvolgente, dopo la prima ora, mentre una nota positiva sono gli effetti speciali e la regia. Scenografie originali che riescono tutt'ora a competere con quelle più attuali, e la regia di Spielberg che è precisa ed esente da qualunque critica.
Questa rivisitazione futuristica di Pinocchio funziona sotto alcuni aspetti tecnici, ma purtroppo nonostante l'originalità di mostrare un Mangiafuoco che distrugge sadicamente per puro senso dello spettacolo i suoi burattini/robot, un gigolò/ Lucignolo interpretato da Jude Law, un grillo parlante silenzioso ma indispensabile come l'orsetto robotico e il protagonista ricercante quell'umanità che gli viene negata continuamente, non riesce ad essere credibile, vista la trama scialba e prolissa, resa ancor meno sopportabile dagli attori che non convincono in quasi nessun ruolo. In particolare Jude Law, che non possiede un minimo di caratterizzazione, spesso inutile se non come tassista per il protagonista, la cui presenza terminerà in maniera sconclusionata. Ma la più grossa pecca è di sicuro il finale. Spielberg aggiunge una buona mezz'ora di film che non solo stravolge negativamente l'aria che si respirava nella pellicola, ma è insopportabilmente sdolcinato. Una mezz'ora che se aggiunta ai ben metaforizzati, ma inconcludenti e sbrigativi episodi presi e rivisitati dal noto romanzo di Collodi, fa crollare l'intero film, che senza quella mezz'ora così "aliena" (letteralmente) al lungometraggio sarebbe stato almeno sufficiente.
Ottime la parte iniziale e la scenografia, con una buona regia e un appena accettabile sceneggiatura. Ma che purtroppo ha una storia che diviene immediatamente prolissa, priva di spessore e smielata, aggettivi che rappresentano perfettamente molti degli interpreti di questo film.
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