Natale, Capodanno, San Valentino e la Festa della donna (8 marzo) fanno da spunto per gli sceneggiatori e registi (nonché pure attori nel primo capitolo) Massimiliano Bruno e Edoardo Leo, per raccontare altrettanti episodi e storie di ordinario cinismo e meschinità, che hanno come epicentro e zona nevralgica la famiglia, o ciò che di essa ne resta.
Una politica in carriera (Anna Foglietta) invita al pranzo di Natale l'uomo politico che dovrebbe assicurarle il successo elettorale, senza tener conto che alla festa saranno presenti i suoi autodistruttivi fratelli maschi (Massimiliano Bruno e Edoardo Leo) che si odiano e che rappresentano i poli opposti di qualunque visione o argomentazione possa essere intavolata.
Un ricco imprenditore dal passato non proprio limpido (Max Tortora), tenta di ripulirsi l'immagine partecipando come inserviente alla festa di fine anno organizzata da una associazione per i nullatenenti. Ma l'apparizione di un ex-autista (Paolo Calabresi) licenziato tempo addietro per discolparsi da un reato che ne avrebbe pregiudicato ulteriormente l'immagine, sconvolge la situazione facendo emergere il lato ferino di ognuno dei commensali e dei loro più o meno illustri camerieri.
Il San Valentino di una bella coppia di inossidabili cinquantenni (Luca Argentero e Valentina Lodovini), è destinato a distinguersi dalla routine delle 24 precedenti ricorrenze trascorse, a causa di un intrigo sentimentale che coinvolge l'amante dell'uomo, e la ipotetica nuova fiamma della moglie di costui (Greta Scarano), legate entrambe da una liaison molto intima.
Il giorno della Festa della Donna, una celebre presentatrice (Claudia Gerini) viene scelta come capro espiatorio per scusarsi di una gaffe andata in onda il giorno precedente, in merito proprio alla tematica di valorizzazione della donna in una società ancora a netto stampo maschilista. Peccato però che la presentatrice si ribelli e rifiuti senza appello di immolarsi per la causa, scontrandosi con il regista ed autore dei testi (Stefano Fresi).
Il duo Bruno/Leo si adopera nel non facile né tantomeno scontato compito di riesumare i tratti della commedia più sapida e tagliente: quella che ha reso grande e corrosivo molto cinema italiano dei grandi autori del passato (da Germi a Pietrangeli, passando per Petri) intenti a smascherare le magagne, i vizi e la corruzione di un Bel Paese travolto da vizio e una sana dose di invidia e cattiveria.
Con le inevitabili debite distanze rispetto agli illustri cineasti citati sopra, la commedia, almeno a tratti feroce e riuscita, riesce a farsi notare ed apprezzare per la sagacia con cui riesce a dipingere situazioni all'apparenza irreali, in un mondo dove la cronaca si ritrova ad andare ben oltre la più sfrenata fantasia, e dove il grottesco diventa parte del vivere quotidiano.
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