Regia di Kah-Wai Lim vedi scheda film
FAR EAST FESTIVAL 2023 - CONCORSO
"Offbeat portrait of indie directory".
Al Far East Festival nr. 25, nello struggente e ironico film Your lovely smile, il regista Watanabe Hirobumi interpreta se stesso nella tragicomica avventura che lo vede proporre “porta a porta” il suo cinema. Come un venditore ambulante che non smette di credere in quello che produce e commercia, incapace nello stesso tempo di arrendersi a un fallimento professionale ed esistenziale, che non può non commuovere chi ne segue l’affannoso e concitato percorso.
Il film, che ricalca perfettamente lo stile personale del regista di Otawara, nella desolata periferia che precede Tokyo, non è scritto e diretto dallo stesso Watanabe, bensì dal cineasta malese Lim Kah Wai, che riesce tuttavia a ricalcarne lo stile in modo esemplare, rifuggendo il bianco e nero che ha sempre caratterizzato i film del giapponese. Tranne il coevo e più recente Techno Brothers, presente anche lui al FEFF 25, del quale mantiene una sottile e sarcastica ironia di fondo.
Nella grande sala del Teatro Nuovo di Udine il piccolo, esilarante film diverte molto, senza per questo non lasciare l’ amaro in bocca tra il pubblico che il cinema lo ama incondizionatamente e ne avverte il pericolo di estinzione a causa di una concorrenza sempre più sleale e insidiosa.
Nella periferia di Tokyo, resa un luogo pressoché lunare dagli effetti della pandemia da Covid 19, un regista di opere indipendenti e difficili da collocare sul mercato del cinema commerciale, vaga per i campi e per i locali della propria cittadina spoglia alla ricerca di una vaga ispirazione per una nuova materia da filmare.
Il regista accetta anche lavori manuali, come quello di aiutare un amico che gestisce una serra, nel tentativo quasi disperato di venir colto da una scintilla creativa che stenta a manifestarsi.
Nella disperazione, accetta pure di dirigere la parodia autocelebrativa che un superficiale e godereccio produttore, interpretato dall’attore Shogen, gli commissiona per raccontare i dettagli di un suo passato da pseudo gangster.
Ma i modi con cui l’ex criminale gli impone di lavorare, e i tempi oltremodo ridotti inconcepibili per la scrittura cinematografica, finiscono per far fallire il progetto e inducono Watanabe a fuggire dalla location di vacanza in cui il regista si era recato per scrivere il soggetto e abbozzare le riprese.
Senza soldi, senza lavoro e idee su cui concentrarsi, a Watanabe Hirobumi non resta che intraprendere un viaggio per valorizzare la sua filmografia fino ad oggi disponibile. Il regista infatti intraprende un viaggio in solitaria in cui, munito del proprio materiale artistico, va di cinema in cinema privilegiando le poche sale d’essai sopravvissute alla crisi post-pandemia, nel tentativo di proporre la propria opera agli amanti incondizionati di un cinema orgogliosamente indipendente e autoprodotto.
Ma esistono ancora tali santuari cinefili? Esiste ancora un pubblico per chi si ostina quasi ottusamente a rifuggire i grandi produttori e i prodotti di massa?
Il regista Watanabe Hirobumi giunge in sala al Teatro Nuovo Giovanni da Udine vestito in camicia hawaiana e infradito, come una versione pingue e non meno scanzonata del connazionale Beat Takeshi (Kitano ovviamente).
Guardando il film, si comprende quasi subito la stravagante scelta dell’ironico e sarcastico cineasta: in almeno tre quarti del film il personaggio che Watanabe interpreta, ovvero se stesso in una dimensione molto compatibile e in parte realistica del proprio status di cineasta, appare scalzo o con le infradito.
Una scelta che è indicativa dello svuotamento interiore che l’artista sta vivendo, e che in qualche modo cerca di raccontare, esasperando un sentimento che certamente non è solo frutto di una fantasia tutta eccessi e folklore.
Il film, in larga parte autobiografico, è frutto di una sceneggiatura scritta e ideata dall’amico regista Lim Kah Wai, che ben conosce la poetica bizzarra del regista, e la sua tendenza a citarsi e ad entrare a far parte dei soggetti che compongono la sua arte.
L’ironia di fondo, il tenace sarcasmo che suscita sorrisi e risate amare ma convinte in sala, finisce per far riflettere in modo così incisivo da procurare una fitta dolorosa in tutti coloro che il cinema lo amano veramente. E non possono non provare tenerezza quando la storia volge al termine e descrive il viaggio, dai contorni tragicomici se non proprio disperati, che vedono l’autore portare la propria arte tra i cineclub sopravvissuti alla moria effetto del Covid.
Your lovely smile è un film che descrive una passione, un amore incondizionato che riesce a essere raccontato con un sorriso a denti stretti, senza nascondere l’inevitabile smorfia di dolore che solo i veri cinefili possono cogliere.
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