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No Man's Land

Regia di Danis Tanovic vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su No Man's Land

di axe
8 stelle

Durante il conflitto in Bosnia, tre combattenti, dopo uno scontro a fuoco, rimangono bloccati all'interno di una trincea. Essi sono il serbo Nino ed i bosniaci Ciki e Tzera. I primi due si scontrano ripetutamente, non solo a parole, ma non possono allontanarsi, poichè sotto la schiena del terzo è stata innescata una mina che esploderebbe se l'uomo facesse facesse movimenti bruschi, devastando l'area nel raggio di cinquanta metri. Entrambe gli schieramenti, compreso che nelle trincea - posta nella "terra di nessuno" tra la zona bosniaca e la zona serba - sta avvenendo qualcosa di strano, sollecitano l'intervento delle truppe ONU, i cui alti ufficiali non sono interessati alla ricerca di una soluzione. L'ostinazione di un sergente francese e l'interesse di una giornalista d'assalto, tuttavia, costringono il riluttante colonnello britannico ad intervenire. Ma non c'è speranza per i coinvolti nella singolare vicenda. Dramma d'ambientazione bellica che rende con cruda efficacia l'idea di cosa furono i conflitti che insanguinarono la penisola balcanica negli anni '90. Sullo sfondo di graziose colline verdeggianti, due fazioni si affrontano. L'unica apparente differenza tra le due è nelle uniformi. I singoli uomini intrappolati nella "terra di nessuno" continuano la contesa, accusandosi reciprocamente di far parte della fazione che ha scatenato la guerra. Son tratteggiate come persone qualunque; hanno addirittura conoscenze in comune. Sono lì lì per diventare amici, ma l'odio immotivato che li ha messi l'uno contro l'altro, prevale. Sulle braci di quell'odio soffiano le nazioni europee, le quali da un lato forniscono armi letali alle parti in conflitto, da un altro hanno nell'area una presenza di facciata, sotto forma di militari con la divisa ONU, i quali poco comprendono del perchè ci si uccida tra persone che fino a poco prima vivevano tranquillamente fianco a fianco e men che meno s'impegnano per impedirlo, pur avendone i mezzi necessari. Non meno peggiori sono gli operatori dell'informazione, presenti sul posto in cerca di vicende cruente da "dare in pasto" a spettatori ben lontani dai pericoli. La tensione è molto elevata. Anche se a tratti s'intravede una soluzione, essa non arriva, ed anzi, l'epilogo è tragico. All'infausta sorte di Tzera, "prigioniero" della mina, che non può essere disinnescata, s'aggiungono le inutili morti di Ciki e Nino. All'estrema drammaticità dei fatti si contrappongono il tono della narrazione molto leggero, l'atteggiamento dei combattenti locali, che vanno in guerra come se fosse una scampagnata, con magliettine sportive sotto la giacca della divisa e colorati zainetti, i dialoghi su elementi della quotidianità, lo splendore e l'indifferenza della natura di fronte a tanto dolore. Ritengo che questo sia un ottimo film sui conflitti nella ex-Jugoslavia; in novanta minuti il regista Danis Tanovic ne rende una realistica descrizione, evidenziandone l'assurdità e prendendo una dura posizione circa l'(in)efficacia delle azioni poste in essere dalle altre nazioni europee per arginare la violenza dilagante.

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