Regia di Danis Tanovic vedi scheda film
«Conosci la differen-
za tra un pessimista e un ottimista? Il pessimista pensa che la situazione non possa peggiorare, l’ottimista sì». Lo dice uno dei soldati bosniaci persi nella nebbia vicino alla “No Man’s Land” metaforica, abisso dell’umanità scavato nel cuore dei Balcani, Europa. Danis Tanovic è un ottimista perché sa che può essere peggio di così, vedi gli attuali scenari di guerra. Soprattutto, ha una dote fondamentale per guardare con occhio lucido agli eventi apocalittici del mondo: l’ironia. Due bosniaci (uno dei quali sdraiato sopra una mina a scatto) e un serbo sono in mezzo al fuoco incrociato dei rispettivi compagni. Intervengono i “puffi” (pardon: i caschi blu) e le televisioni; così la situazione precipita senza appello. Una fratricida guerra ma raccontata con i toni, il ritmo e la “leggerezza” della commedia, tra battute a volte irresistibili e momenti di drammatico spessore. Quella di Danis Tanovic è una sceneggiatura perfetta (ha vinto, non a caso, la Palma al Festival di Cannes) perché riesce a gestire con equilibrio due poli emotivi opposti e contrastanti: si ride e ci si commuove, senza mai sentirsi in imbarazzo, sempre con gli occhi sbarrati di fronte alla rappresentazione purtroppo “vera” di una situazione “impossibile”. Non a caso Tanovic parla di follia: chi potrebbe prendere sul serio la scenetta di due tizi, con amici comuni e forse anche una storia simile, costretti dagli eventi a scannarsi senza un perché come i “duellanti” di Conrad? “No Man’s Land” è un film sorprendente perché sa gestire benissimo (ed è un’opera prima!) la difficile arma della satira (l’Onu e i media ne escono malconci). Soprattutto si tiene lontano dalla retorica immorale di chi considera la guerra a seconda degli interessi contingenti: a volte “sporca”, a volte “giusta”.
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