Regia di Danis Tanovic vedi scheda film
Un buon film privo di genialità, ma efficace nel denunciare le follie della guerra, e più dell’animo umano, vera terra di nessuno, cioè di nessun uomo, di umanità: nella situazione paradossale di una trincea abbandonata fra i due fronti avversari di serbi e bosniaci finiscono due soldati avversari, entrambi feriti, accanto ad uno che sembrava morto ed è stato posato sopra una “mina balzante” che sarebbe esplosa il momento in cui si alza il peso che la comprime: quando l’uomo riprende i sensi lo costringono a restare fermo per non esplodere con gli altri due; intanto questi litigano su ogni cosa, su chi ha iniziato la guerra o sulle sigarette; uno dei due ha il fucile, poi lo prende l’altro, poi di nuovo il primo, e chi ce l’ha ha ragione (ripetuta a ritornello). Sembra quasi che facciano amicizia quando scoprono di aver avuto in comune una ragazza… ma restano nemici e alla fine si spareranno; ma non sono meglio, anzi sembrano peggio, la giornalista interessata apparentemente a loro ma in realtà solo a fare uno scoop, ed il generale ONU, peggio di tutti, che si porta in giro l’amante in minigonna e bada solo a mettere tutto a tacere, e rimprovera e minaccia il sergente francese (unica figura positiva del film) che senza ordini e poi contro gli ordini tenta di salvare quei poveretti. Scoperto che non si può disinnescare la bomba sotto il corpo del ferito, fa dire che è stata disinnescata, fa caricare un morto qualsiasi sul suo elicottero spacciandolo per il ferito trasportato d’urgenza perché bisognoso di cure, poi fa avvertire ognuno dei due fronti che l’altro intende conquistare la trincea abbandonata, in modo da scatenare una sparatoria che provochi l’esplosione della mina balzante senza che i giornalisti se ne rendano conto: sulle sue parole si chiude il film, con tutta la sua amarezza. I soldati in fondo sono i meno violenti e le vere vittime di un mondo tutto “no man’s”.
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