Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
I primissimi piani degli attori (tantissimi e spesso superflui) tracimano sullo schermo e distolgono lo spettatore da sfondi, cornici e ambienti che non si vedono o hanno una connotazione irrilevante. Un espediente di regia più o meno accettabile per una commedia (di parola) e una lacuna grave se si batte la strada del fantasy. “Streghe verso Nord” è, soprattutto nelle intenzioni, un mix dei due generi. L’aspetto fantastico è appena verbalizzato (giocare con il visibile e l’invisibile, con i sortilegi, con il conflitto tra il bene e il male non è una delle preoccupazioni principali del copione); la commedia dovrebbe scaturire dall’utilizzo di un personaggio d’origine televisiva di media caratura, Teo Mammucari, ex specialista di libera goliardia telefonica, ex ingranaggio di “Scherzi a parte” (citazione nel primo intervento dimostrativo del mentore Gallio, un Paul Sorvino “posseduto” dalla voce di Giancarlo Giannini). Il simpatico Mammucari non ha, almeno in questo film, né un personaggio né una presenza né occhi d’attore. Le streghe sono tornate e hanno le procaci forme di attrici senza talento e di vallette (ogni riferimento è puramente malizioso?). Gallio svela a Teo la sua missione e lo inizia all’arte segreta del “disinnescatore”: una testata, sette passi verso nord e un lampo di luce per dimenticare tutto (una metafora del cinema italiano?).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta