Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Dopo il successo del programma “Libero”, Teo Mammucari prova questo prematuro salto nelle sale in una sgangherata avventura dalle screziature fumosamente fantasy. Mammucari è Teo Sellari, un (improbabile!) romanziere in erba che viene contattato dall’editore “Gallio De Dominicis” (Paul Sorvino, a dir poco spaesato) per la pubblicazione di un libro bizzarro. Il querulo tizio sovrappeso riferirà che le pericolose entità citate nel testo, che poi non sono altro che semplici donne attraenti e ammaliatrici, esistono e vanno neutralizzate con una testata e sette passi in senso boreale. Teo quindi, addestrato da Gallio, si allena al fine di diventare un “disinnescatore”: l’impresa sarà alquanto articolata dato che la cognata (Emmanuelle Seigner), una potente creatura ingannatrice, soggiogherà il povero autore. Sciaguratamente parecchi aspetti discutibili rendono tedioso il film di Giovanni Veronesi, a partire da una regia sciatta e totalmente inadatta a dare anche un pizzico di pathos al flusso degli episodi, un confusionario e sfibrato amalgama di registri che non funziona né sul versante della commedia (eccessivamente volgarizzata e tendente a sfruttare i ruminati sketch televisivi del comico romano innestandoli infelicemente nel corso degli eventi), né su quello fantastico, ravvisabile quale un rozzo canovaccio di idee appena abbozzate e pacchianamente strutturate. Non convincono nemmeno l’estetica dalle luci e i colori monotoni, e ovviamente le interpretazioni; il protagonista dà troppo l’impressione di recitare col pilota automatico (lasciando comunque trapelare un’ingenuità a tratti dilettevole), mentre Sorvino e la Seigner non possono che affidarsi a una sceneggiatura prolissa, non in grado di far apparire i loro ruoli quantomeno vagamente accattivanti. Mette oltretutto tristezza l’avvilente sortita di Gérard Depardieu, in uno dei camei più imbarazzanti mai visti in una produzione italiana. In definitiva “Streghe verso nord” va apprezzato nel tentativo di proporre qualcosa di diverso, ma delude come un frisbee che non vola.
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