Regia di Giovanni Bognetti vedi scheda film
Quando i figli Emilio ed Alessandra lasciano la casa dei genitori Carlo e Anna per trasferirsi in città, i due non sembrano riuscire a rassegnarsi alla solitudine ma soprattutto non riescono ad accettare la distanza che i ragazzi sembrano aver messo tra loro. Quando Emilio ed Alessandra gli comunicano che non saranno presenti nemmeno al consueto pranzo di Natale, i genitori escogitano un piano: fingersi ereditieri di una zia defunta per riappropriarsi dell’affetto dei figli.
Avvezzo ai film di Natale, Christian De Sica si presta a questa pellicola dai toni nettamente più sommessi, quantomeno privi di una volgarità esplicita, a cui le ex pellicole che lo vedevano protagonista ci avevano abituato; nonostante la presenza di battute realmente divertenti qui sia latente, le ambigue situazioni riescono comunque ad esaltare quella sorta di naturale simpatia che da sempre la sua figura genera. Essere affiancato da Angela Finocchiaro poi di certo gli giova; diciamo pure che l’uno compensa le mancanze dell’altro e viceversa, in un duetto piacevole ma senza troppi pretese.
La pellicola che sfrutta il Natale fin dal titolo, in realtà il Natale lo palesa solo a sprazzi. Ne accenna la venuta, mostra qualche lucina e finanche la neve ma effettivamente, l’amata festività tanto ambita non si compie mai, insomma il film finisce prima che il giorno possa svolgersi.
Basato su una trama dalla semplice elaborazione, esaspera un unico concetto fino allo sfinimento: l’eredità inesistente con cui pensano di riappropriarsi dell’affetto dei figli approfittatori. Ma quella che sembra una innocua bugia, finisce per andare ben oltre, incastrando Carlo e Anna in una serie di situazioni che li conducono, quasi, al lastrico. Sono proprio queste situazioni però a tirare fuori il meglio dei due protagonisti a cui gli altri attori finisco per fare solo da contorno.
L’utilizzo di dialoghi con poca attrattiva, rendono però lo scorrimento della visione a tratti faticoso e troppo poco divertente per goderne a pieno il senso che potrebbe portarsi dietro. Una pellicola sottotono che non riesce ad intrattenere come potrebbe.
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