Regia di Babak Payami vedi scheda film
Due soldati sulla spiaggia di un'isola iraniana. Dal cielo piove un baule. Dentro c'è il materiale per le elezioni. Un motoscafo scarica il rappresentante del seggio, che è una ragazza. Le cose si complicano per il soldato che deve accompagnarla attraverso i villaggi per raccogliere i voti degli abitanti.
Uno dei film iraniani degli ultimi tempi più distesi e meno lagnosi, che accentua il tasto dell'ironia, già presente nei lavori migliori di Kiarostami. E tuttavia il regista Payami non rinuncia a porre le questioni tipiche di un paese che affonda le radici in una civiltà islamica e fortemente patriarcale. La situazione non è nuova, specialmente quando la ragazza e il soldato sono costretti a compiere il viaggio in coppia. La giovane porta in dote l'ottimismo della democrazia, che pensa di poter fare a meno della forza di coercizione, mentre il soldato si fida soprattutto del proprio fucile. La ragazza pretende il rispetto delle regole della democrazia e il soldato quelle del codice militare e di polizia. La democrazia, però, non ha forza, in quanto piovuta dal cielo e la forza coercitiva del fucile non comprende una realtà multiforme come quella iraniana. Il film è lodevole negli intenti e si vede volentieri, ma i suoi assunti rischiano di essere vanificati in questi giorni nei quali un presidente semifolle (ma scommetto che ci sia del metodo in questa follia) ha fatto fare al paese un balzo indietro di diversi decenni, per quanto riguarda la democrazia della società e l'integrazione delle donne nei meccanismi politici. Gli unici "passi avanti" l'Iran di Ahmadinejad li ha fatti nel campo degli esperimenti atomici: chiamalo progresso! Fortuna per il regista che viva ormai da qualche anno stabilmente in Canada; almeno la sua libertà espressiva non sarà compressa.
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