Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Un grande film. La componente psicanalitica (sessuofobia, frustrazione, sado-masochismo, onanismo, feticismo, voyerismo, regressione) è forte ed è forse il motivo per cui il film non è stato pienamente compreso dalla critica. In realtà, la psicanalisi (così come gli elementi di melodramma e di destabilizzazione anti-borghese) non è l'aspetto più importante del film. Il tema centrale è, come negli altri film di Haneke, l'incomprensibilità del reale, l'impossibilità di decodificare i messaggi che ci giungono dalle altre persone (amanti o familiari o allievi o semplici sconosciuti) così come dai media (siano essi un videotape in cui un maiale viene sgozzato o un filmato pornografico). "Code Inconnu" (codcie sconosciuto) era il titolo originale di "Storie", il capolavoro dell'Autore austriaco, ed è anche la chiave di lettura per comprendere tutta la sua opera. La pianista (un'incredibile Huppert, che recita con qualsiasi parte del suo corpo, labbra comprese...ma occhio che l'inossidabile Girardot non le è da meno!) è un caso patologico che tuttavia personifica l'incapacità del genere umano di trovare il codice "corretto" per rapportarsi ai vari aspetti della quotidianità: nel suo caso, la musica, la madre, l'amante. C'è sempre uno scarto, un mancato raccordo (come l'inquadratura nera che disgregava sul nascere i possibili vasi comunicanti fra le varie Storie), talora un abisso, fra la volontà, i desideri, i comportamenti della pianista e quelli della gente o delle cose con cui si interfaccia. Correndo il rischio di cadere rovinosamente nel morboso, Haneke si mantiene invece più che mai fedele a se stesso, col suo sguardo freddo, ermetico, rigoroso, la neutra compostezza delle sue nette inquadrature disturbate da perversioni tanto più sconvolgenti quanto più lasciate fuori campo.
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