Regia di Anthony Dawson (Antonio Margheriti) vedi scheda film
Onesto war movie d'avventura facente parte di una serie di pellicole prodotte da Gianfranco Coujomdjian, per la regia di Antonio Margheriti, che guardano al cinema dal retrogusto vietnamita anticipando molte delle pellcole di riferimento quali Rombo di Tuono o Rambo II. Arriva subito dopo il ben più grandguignolesco e più ricco L'Ultimo Cacciatore, da cui eredita tutte le inquadrature sugli elicotteri, rimontate in questo film, oltre che il protagonista David Warbeck (bravo), il co-protagonista Tony King e il comprimario Luciano Pigozzi.
Tito Carpi confeziona una sceneggiatura meno che essenziale (assai povera di sviluppi), vagamente anti-militarista ("uccidete quelli che odiate e fate morire quelli che amate, ma qual'è la parte del mondo che volete salvare?"), per mettere in scena un'ora e mezza di azione continua. Margheriti è abile artigiano e dirige con gusto e professionalità, aiutato da un adeguato montaggio (di Alberto Moriani). Il ritmo non manca, sono i contenuti invece a essere latenti. La storia vede Warbeck incaricato di pilotare un aereo nella giungla cambogiana (in realtà siamo nelle Filippine), dove è in corso una guerra civile tra guerriglieri ed esercito locale. L'uomo, alle dipendenze di un commerciante di armi, vede il proprio Cessna distrutto da un raid dei militari e si trova costretto a barcamenarsi nella giungla, tra cobra famelici, tigri aggressive, trappole disseminate nel bosco e soprattutto assalti improvvisi dei militari. Lo aiuteranno nel compito una giovane infermiera schierata al fianco dei rivoltosi (la francese Annie Belle), che somiglia in modo evidente ad Ali MacGraw di Convoy, e i colleghi (un ottimo, specie nella scena che precede la sua morte, Pigozzi e il colored Tony King) che sopraggiungeranno, a bordo di un altro aereo, nel cuore della giungla per salvare Warbeck (saranno invece salvati da lui con King che stenterà a credere che la compagna dell'amico sia una donna, perché da come spara "sembra Burt Reynolds"). Finiranno anche questi ultimi abbattuti, costretti per avere salva la vita a schierarsi dalla parte dei guerriglieri in una girandola di morti e bombardamenti piuttosto spettacolari. Margheriti ripropone l'effetto speciale, da lui stesso curato in Giù La Testa di Sergio Leone, del treno che crolla in un fiume, mentre sta attraversando un ponte minato col plastico.
Poco utilizzata la sufficiente colonna sonora di Savina.
Il film fu lodato su panorama da Tullio Kezich, ma a mio avviso è tra i più deboli film di guerra di ambientazione boschiva girati da Margheriti. Resta comunque un prodotto onesto, specie se si considera il modesto budget a disposizione.
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