Regia di John Madden vedi scheda film
Un film che, se l’avessero fatto una volta (mettiamo negli anni ‘60 in cui Hollywood raschiava il fondo del barile), avrebbe avuto probabilmente una sua dignità e certamente più pathos narrativo e più spregiudicatezza di oggi: “Il mandolino del capitano Corelli”, dal best-seller di Louis de Bernières, contiene cioè tutti quegli elementi eccessivi e abusati che componevano un tempo il mélo cinematografico. Amore e guerra in Grecia, tra italiani e Zorba locali, fanciulle emancipate e padri saggi, tedeschi cattivi e madri volitive con ombra di baffi. Ma (come ha già dimostrato “Pearl Harbor”) questi film non li sanno più fare; si vergognano forse e perciò prendono il passo lento dell’autenticità storica e la compunzione della correttezza politica; perdono sangue e grondano maniera. John Madden (che in realtà al suo credito ha solo la regia di un film di Tom Stoppard, “Shakespeare in Love”) fa l’autore e spande flou e banalità turistiche in ogni inquadratura. Nicolas Cage offre una delle sue performance più esilaranti, soprattutto quando dirige il coro degli Scala Boys, gli uomini ai suoi ordini, sempre stravaccati in canottiera in spiaggia o nelle docce a cantare. I dolly sono esasperanti, Penélope Cruz troppo vintage, John Hurt e Christian Bale troppo posticci. Non c’è niente di peggio della finzione che vuole fare la vita vera.
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