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Baby Boy

Regia di John Singleton vedi scheda film

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La recensione su Baby Boy

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dopo un titolo di successo (“Shaft 2000”, chissà perché inedito in Italia), John Singleton torna a casa, nel ghetto losangelino di “Boyz’n the Hood”, per ricominciare a guardare “dal di dentro” la comunità black. “Baby Boy” è un film che segue una tesi, dichiarata sin dai titoli di testa: il problema dei neri americani è di non sapersi liberare da un metaforico complesso di Edipo rivolto alle sovrastrutture imposte dai bianchi e accettate passivamente. Detta così sembra una mazzata, invece Singleton, in passato cineasta declamatorio e mai incisivo, dichiara questa volta guerra agli stereotipi sui “neri” con una vitalità sorprendente. Il Baby Boy del titolo è Jody, un ragazzone attaccato alla madre nonostante abbia una famiglia (fanciulla con prole) in un altro appartamento. Gelosissimo del nuovo “patrigno” (interpretato dal bravo e massiccio Ving Rhames), Jody è combattuto tra l’appartenenza alla classica gang, l’amicizia e l’interesse passionale per le vicine di casa. La sua vita rischia di disperdersi tra mille rivoli, mentre la famiglia (quella vera) è allo sbando. Singleton non ha il dono della sintesi (il film dura il classico quarto d’ora di troppo) ma non ci sono dubbi sulla sincerità dell’opera. La storia di Jody è in fondo anche la sua, fatta di scelte e di una maturità che nel ghetto si ha paura a conquistare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 47 del 2001

Autore: Mauro Gervasini

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